Addio a Ignazio Camarda: l’intervista sui grandi alberi della Sardegna
Il docente di Botanica dell’ateneo sassarese aveva 78 anni. Nel 2020 il suo intervento sulle pagine de L’Unione SardaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ignazio Camarda ha lasciato un segno profondo negli studi sui grandi alberi della Sardegna e a questo tema ha dedicato un libro di grande valore, vero punto di riferimento, che riassume il significato e l’ampiezza delle sue ricerche che si sono sviluppate per oltre cinquant'anni. Su tutto questo si soffermava nell’intervista pubblicata su L’Unione Sarda alla fine del 2020.
È la giornata dedicata a tutti gli alberi d’Italia, giovani e anziani, “l’esplosione lentissima di un seme” per usare una felice espressione dell’artista Bruno Munari. In Sardegna, terra di uomini e donne che hanno raggiunto e superato i cento anni, ci sono anche tanti monumenti naturali, maestosi e imponenti testimoni del tempo. Monumenti che resistono alle bufere di vento e pioggia e agli attacchi degli uomini non sempre sensibili al loro fascino. Ignazio Camarda, 73 anni, oranese, già docente di Botanica all’università di Sassari, oggi presidente dell’Istituto di Scienze, Arti e Lettere, è considerato uno dei massimi conoscitori del patrimonio “verde” dell’isola. Ha appena pubblicato il volume “Grandi alberi e foreste vetuste della Sardegna” (Carlo Delfino editore) nel quale vengono puntualmente descritte 130 specie, 66 native e 64 esotiche, per un totale di 800 esemplari.
“È verosimile - ci dice - che i tassi di Badde Salighes a Bolotana e di Sas Iscalas a Fonni, il ginepro di Tedderie a Villagrande Strisaili, gli oleastri di Taleri a Sarule, di Santa Maria Navarrese e di Tanca Manna a Cuglieri, superino i mille anni”.
Ma non sono gli unici tesori naturali che l’isola può vantare: “L’olivo denominato “Sa Reina” di Villamassargia ha un’età di circa 900 anni. La valutazione più credibile per l’oleastro di Luras è di circa 900 o di 1800 anni, se si considera formato da un solo fusto, mentre gli esemplari più vecchi di leccio, roverella e sughera, possono essere stimati intorno ai 600-700 anni”. Nel libro Camarda offre una visione organica su un patrimonio che è una grande risorsa per la Sardegna: “È un patrimonio di grande interesse da diversi punti di vista. Attualmente in tutto il mondo l’attenzione per i grandi alberi è molto viva sia per motivi puramente estetici, sia soprattutto per motivi scientifici, si pensi ad esempio al fatto che nel tronco degli alberi è contenuta anche la storia del clima, un aspetto particolarmente importante con i cambiamenti climatici in atto”. Gli alberi hanno uno stretto legame con le vicende delle comunità e spesso con i personaggi della storia. Ignazio Camarda ricorda “i pini piantati da Garibaldi in occasione della nascita della figlia Clelia e quello dove avrebbe voluto che le sue ceneri fossero depositate. Hanno valore storico quelli che sono legati a tradizioni locali, come l’oleastro di Santa Maria Navarrese. Penso poi alle piante d’ulivo che sono cresciute in prossimità di tante chiese campestri che rappresentano lo stretto rapporto di questa specie con la devozione e la fede. E voglio segnalare anche il complesso degli olivi, cosiddetti di Is Pisanos, della Marmilla e del Campidano”.
Nel libro grande attenzione viene rivolta anche alle foreste che arricchiscono il paesaggio sardo. Tra quelle vetuste ci sono “le leccete dei Supramonti, i ginepreti del Gennargentu, le foreste di tasso e agrifoglio del Marghine-Goceano, i boschi misti di Bilinzanas a Illorai e di Sa Silva a Thiesi, gli oleastreti di Paulilatino, i ginepreti delle coste centro-orientali, le foreste di fillirea di Bau Murgia a Seulo e di Tuviois a Sinnai”.
Sulla tutela di questo patrimonio immenso c’è ancora tanto da fare e non solo a livello normativo: “Sui grandi alberi e le alberate storiche esiste una normativa nazionale che ne prevede il censimento in collaborazione con i comuni e le Regioni. Questo è molto importante, ma personalmente ritengo che solo la consapevolezza che si tratta di un patrimonio collettivo con una forte connotazione identitaria di tutta la Sardegna, può costituire il fattore principale di un’efficace tutela. In quanto ai boschi esistono ugualmente le norme forestali che individuano i boschi come bene paesaggistico e quindi godono di una tutela particolare. Certo gli incendi sono sempre in agguato e lo sforzo anche economico, con uomini e mezzi per tutelarli, ogni anno è molto importante”. Ogni pianta richiede una cura particolare: “Ogni grande albero è un caso speciale. È richiesto un approccio appropriato sia alle diverse specie, sia ai singoli esemplari”. Il botanico di Orani ha girato in lungo e in largo la Sardegna per conoscere e censire alberi, scoprire nuovi scenari naturali. A quale grande pianta è più affezionato: “È difficile stilare una classifica. Tra le roverelle, di certo quella a cui sono maggiormente appassionato è senza dubbio quella di Bilinzanas in territorio di Illorai e tra i tassi l’esemplare presente nelle fonti del Nuraghe Ortachis a Bolotana”. Ma i sardi sono consapevoli del valore di questi tesori? “Ritengo che oggi, anche in Sardegna, ci sia una grande attenzione, grazie anche alle iniziative delle foreste demaniali e del corpo forestale. Ho potuto inoltre osservare che molti proprietari di grandi alberi sono, in generale, particolarmente orgogliosi e attenti alla loro tutela”. Ignazio Camarda riversa nel suo ultimo lavoro 50 anni di ricerche ed esplorazioni. “Il lettore trova, innanzitutto, una parte significativa dell’ambiente naturale della Sardegna, attraverso i suoi alberi, il paesaggio vegetale e le sue foreste, che si sono conservate, dalle dune costiere alle aree più elevate del Gennargentu”. Affiorano le suggestioni di un viaggio alla scoperta dei territori attraverso le piante più caratteristiche, veri e propri “monumenti” in grado di rispondere alle esigenze dei turisti attenti all’ambiente e alla natura: “Nella letteratura scientifica e divulgativa, ai grandi alberi sono attribuiti epiteti diversi che colgono aspetti materiali e sensibilità culturali peculiari. Certamente se parliamo di opera d’arte per un quadro che rappresenta un albero è giusto attribuire al protagonista reale il valore di monumento”. A questo punto, con una pandemia che sconvolge il mondo ritrovare un rapporto più corretto con gli alberi e con tutta la natura diventa una strada obbligata: “Non tutti siamo propensi a modificare i nostri comportamenti. Ma, pur tenendo conto di questo dato, ritengo che, alla giusta dose di pessimismo dobbiamo contrapporre la necessaria fiducia della ragione e l’ottimismo della volontà e continuare a perseguire obiettivi virtuosi”.