Il riscatto sociale attraverso un aiuto economico e un percorso mirato. Il Reis (reddito di inclusione sociale) sgretola il concetto di sussidio per sposare quello della rivalsa. Nei prossimi giorni questo nuovo strumento contro la povertà potrà essere tenuto a battesimo: "Ci sono alcuni passaggi tecnici da fare", sottolinea l'assessore regionale della Sanità Luigi Arru, "ma conto di assegnare la prima parte di finanziamenti ai primi di maggio".

L'AVVIO - Un provvedimento che in Sardegna riguarda circa 32mila persone che potranno aspirare all'uscita dalla condizione di povertà. Il 2017 è considerato una fase di transizione, viste le difficoltà nell'applicazione, ma i Comuni in grado di presentare i primi progetti lo potranno fare non appena verranno stanziate le risorse.

LE TRATTATIVE - In questa prima fase, saranno gli enti locali a gestire i fondi del Reis. Un risultato ottenuto dall'Anci dopo una fase di trattativa molto serrata, e in certi momenti polemica, con l'assessorato. "Abbiamo chiesto che la gestione sia comunale perché garantisce velocità negli interventi", dice il presidente Emiliano Deiana. Una parte attiva nell'applicazione del Reis l'ha avuta anche l'Alleanza contro le povertà. Visti i numeri degli indigenti nell'Isola, qualche dubbio è stato posto sulle risorse ritenute "insufficienti", dice l'esponente delle Acli e portavoce dell'Alleanza Fabio Meloni. Ma vero è che si tratta di "un percorso virtuoso che dovrebbe consentire di integrare altri investimenti potenziando la misura". Inizialmente le maggiori criticità hanno riguardato le risorse, i criteri di ripartizione e le regole d'accesso dei beneficiari.

LE RISORSE - Per quest'anno ci sono 44 milioni di euro di risorse regionali alle quali si potrebbero aggiungere altri 40 milioni stanziati dal governo. Ai nuclei familiari che vivono in condizione di povertà verrà garantito un beneficio economico che varia da 200 a 500 euro mensili. "In questa prima fase riusciremo a stanziare l'80% dell'importo complessivo", annuncia l'assessore. La vera novità è che non sarà un vitalizio, ma un sostegno affiancato a un percorso obbligatorio, lavorativo o formativo, per affrancarsi da una condizione di difficoltà.

LA RIVOLUZIONE - La Sardegna è una delle regioni in cui la quota pro capite destinata alla povertà è la più alta in Italia con oltre 200 euro di media, rispetto ai 119 a livello nazionale. Nonostante questo, la platea delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà è sempre più ampia. Questo corto circuito ha reso necessario un provvedimento che "rientra in quello che viene definito il welfare generativo", spiega Arru. Quindi, l'aiuto deve essere limitato nel tempo e con uno scopo ben preciso.

LE REGOLE - Per poter accedere al Reis esiste una scala di priorità. Il riferimento principale è la soglia Isee a un massimo di 3.000 euro anche se in alcune situazioni particolari questo limite viene innalzato a 5.000. La Regione ha concepito il Reis in affiancamento al Sia (Sostegno di inclusione attiva), promosso dal governo.

LA PROCEDURA - Le frizioni iniziali si sono appuntate sulla gestione dei fondi e la realizzazione dei progetti. La proposta di accentrare tutto in capo alla Regione, compresa l'ipotesi di un'unica graduatoria, non è piaciuta all'Anci. La mediazione ha permesso di assegnare ai Comuni la competenza con la supervisione da parte della Regione. "È fondamentale che si faccia garante del percorso", sottolinea Fabio Meloni, "il monitoraggio per un provvedimento di questo tipo è fondamentale".

LE QUOTE - Il soggetto che ha diritto al reddito di inclusione sociale è il nucleo familiare anche se composto da una sola persona. Sarà un'équipe a prendere in carico le persone e studiare un percorso appropriato. I progetti potranno essere predisposti dai Comuni, dalle Unioni di Comuni o dagli ambiti Plus del territorio. Il beneficio economico mensile va da un minimo di 200 euro per una persona sino a un massimo di 500 euro per un nucleo di componenti da 4 persone in su.

Matteo Sau
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