È un problema italiano, ma soprattutto sardo: non si fanno più figli. L'anno scorso si è toccato il fondo. Il tasso di fecondità – cioè il numero di bambini per ogni donna – è scivolato allo 0,91 nell'Isola, così come il dato nazionale, impantanato all'1,20 e ormai prossimo al minimo storico (1,19) registrato nel 1995.

Senza un'inversione di rotta la Sardegna nel 2061 scenderà sotto il milione di abitanti, che diventeranno addirittura 739mila nel 2080. In pratica siamo destinati a scomparire, ma non prima di esser diventati sempre più vecchi: nel 2050 gli over 65 rappresenteranno oltre il 40% della popolazione e i giovani saranno in via d'estinzione come i panda.

«La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa. Stabilmente collocata sotto il livello di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, nel 2023 si posiziona a 0,91 figli (0,95 nel 2022)», scrive l'Istat nell'ultimo dossier sugli indicatori demografici.

In dieci anni l’Isola ha perso 100mila abitanti, spingendosi sotto la soglia del milione e 600mila residenti a cui eravamo ormai abituati. Come se dal 2014 a oggi fossero sparite due città come Olbia e Alghero.

«Non è un fenomeno nuovo: nell'ultimo decennio il tasso di fecondità regionale è il peggiore d'Italia, con alcune realtà che soffrono più di altre, come l'Oristanese», osserva l'esperta di Demografia Luisa Salaris, che fra le cause cita non più solo il precariato e la mancanza di stabilità economica fra i giovani, ma parla anche di infertilità ed esigenze cambiate delle donne, che cercano sempre più una maggiore affermazione professionale.

E c’è poi il tema spopolamento: a Semestene e Sennariolo quasi due abitazioni su tre sono deserte. A Giave, Bidonì e Ussassai l'occupazione degli edifici non raggiunge il 40%.

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