Quando in Sardegna c’è qualcosa che deve passare sotto traccia non c’è da sbagliare: Ferragosto o Capodanno. Il calendario di Stato, in quei giorni, è da sempre cerchiato in rosso. Distrazione collettiva, tra spiagge e botti di fine d’anno. Questa volta il braccio più esecutivo del Governo, quell’Invitalia di Stato, l’agenzia che passa dai tamponi alle mascherine, dai siti radioattivi agli appalti di infrastrutture, ha scelto la fine del 2022 per scomodare la Gazzetta Ufficiale. La data è quella del 28 dicembre, la pubblicazione è nella Serie Speciale dedicata ai contratti pubblici, la numero 151, l’ultima dell’anno. La stazione appaltante è scandita per esteso: Invitalia S.p.a. Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa.

Il braccio di Stato

Il braccio operativo per gli appalti di Stato agisce in nome e per conto dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Quando il tema è radioattivo difficile passare inosservati, in Sardegna meno che altrove. La gara d’appalto è una di quelle che devono attraversare la pubblicazione legale senza fare troppo clamore: affidamento della fornitura, installazione, assistenza e manutenzione di due stazioni automatiche di monitoraggio della radioattività nel particolato atmosferico, ad elevato volume di campionamento.

Capo Caccia

La Sardegna nell’appalto “nucleare” non è mai esplicitamente citata, non c’è un solo riferimento ad un Comune dell’Isola. Semplicemente c’è scritto Capo Caccia, tra parentesi SS, che tradotto significa Sassari. Il sito è indicato come militare, più precisamente in capo all’Aeronautica. Da piazzare in quell’eremo di natura incontaminata e paesaggi mozzafiato, sulla costa di Alghero, non a caso chiamata la Riviera del Corallo, c’è nientemeno che una modernissima e potentissima stazione di monitoraggio della radioattività nel particolato atmosferico con alto volume di campionamento.

Stazione per radiazioni

Una centrale di monitoraggio radioattiva che andrebbe a sostituire un vecchio trabiccolo militare piazzato proprio in quell’area prescelta per questa nuova installazione. L’appalto di Invitalia, di queste potenti centrali di monitoraggio nucleare, ne prevede due, una nel teleposto dell’Aeronautica Militare di Bric della Croce, in provincia di Torino, e una, appunto, in cima al promontorio di Capo Caccia. Appalto milionario, un milione e mezzo per due stazioni di monitoraggio radioattivo. Un anno esatto per costruirle, più 1095 giorni, 3 anni esatti, di “Assistenza e manutenzione ordinaria”, che decorrono dal rilascio del certificato finale di conformità delle stazioni e degli apparati installati.

Il mistero della Sardegna

Nei documenti in nostro possesso si parla esplicitamente di «due nuove stazioni, completamente automatiche e tecnologicamente avanzate, che permetteranno di rilevare la presenza di radioattività in atmosfera con una elevata sensibilità e in tempi più rapidi rispetto al passato». Un dato è certo: in un’area, almeno ufficialmente, senza alcuna installazione radioattiva, senza che nel raggio di 200 km esista una sola struttura nucleare, si prevede di posizionare una delle tre centrali di monitoraggio radioattivo. Mentre per le altre due stazioni, quella di Torino, compresa nell’appalto insieme a Capo Caccia, e quella di Trieste, vi sono oggettive ragioni di monitorare i possibili incidenti e rischi nucleari, considerata la vicinanza con le centrali atomiche ancora in funzione in Francia e sul versante est europeo, per la Sardegna quell’appalto impone domande pesanti e risposte senza sotterfugi.

Domande pesanti

Prima di tutto: per quale motivo è stato deciso di installare una centrale di monitoraggio radioattivo in quell’area del nord Sardegna? Qual è il criterio con il quale si è deciso un posizionamento così lontano da qualsiasi versante a rischio? E soprattutto esiste un documento ufficiale che giustifichi questo appalto attivato alla vigilia di Capodanno? Tutti quesiti per adesso senza una risposta, visto che il progetto per la realizzazione di questi due impianti, quello sardo e quello piemontese, sono stati di fatto secretati visto che nelle clausole dell’appalto è esplicitamente previsto un capitolo per “Proprietà intellettuale e clausole di riservatezza”.

Progetti secretati

Il contenuto delle disposizioni per l’appaltatore non lascia adito a dubbi: «Dovranno essere mantenuti strettamente riservati tutti i progetti, i disegni, le specifiche, le informazioni di carattere tecnico e tecnologico relative all’esecuzione del Contratto». L’appalto “confessa” di essere inquadrato in una rete chiamata REMRAD, per il monitoraggio automatico della radioattività ambientale e il pronto allarme. La stazione sarda, però, a differenza delle altre non può essere inquadrata in nessuna delle due principali casistiche prese in esame dal “Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”. L’Isola, infatti, è troppo lontana, oltre i 200 km previsti dal Piano, rispetto alle centrali italiane in dismissione e a quelle oltre frontiera ancora operative.

I veri rischi per l’Isola

Per cercare di capire quale obiettivo ci sia dietro questa scelta bisogna ricorrere alla sequenza dei rischi previsti per le tre stazioni. Oltre alle centrali nucleari nazionali e quelle estere, infatti, ci sono almeno altri quattro grandi rischi contemplati nei piani previsti per le stazioni di monitoraggio appaltati da Invitalia. Si tratta di tipologie di rischi che qualcuno, nelle segrete stanze di Roma, potrebbe maldestramente associare proprio alla Sardegna. Nei gravi rischi previsti dal Piano per l’allarme radioattivo sono, infatti, contemplate ipotesi da far rabbrividire: Aree portuali interessate dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare; Trasporti di materie radioattive o fissili; Trasporto di combustibile nucleare irraggiato; Sorgenti orfane. Per entrambe le fattispecie la Sardegna si troverebbe dinanzi ad azioni gravi e unilaterali dello Stato, visto che, dopo la “dipartita” dei sommergibili nucleari americani da La Maddalena, l’Isola ha dichiaratamente scelto di tenere lontano qualsiasi pericolo radioattivo.

Pericolo annunciato

Non essendo credibile la scelta di posizionare a Capo Caccia quella stazione di monitoraggio radioattivo per i rischi legati a possibili incidenti nelle centrali radioattive di altre nazioni, il pericolo che qualcuno stia pianificando e anticipando scelte nefaste per la Sardegna non solo non può essere scartato, ma, alla luce di questo appalto, deve essere seriamente preso in considerazione. I sardi sono avvisati.

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