Sant'Avendrace, i residenti protestano:"Anche noi ostaggio della prostituzione"
Residenti esasperati da prostitute e clientele chiedono misure più efficaci per limitare il fenomeno. Tra le proposte la possibilità di identificare i clienti attraverso la registrazione delle targhe.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Talvolta si affacciano timidamente quando ancora la luce bacia i marciapiedi. All'arrivo dell'oscurità, complice anche la scarsa illuminazione di alcuni tratti stradali, le lucciole iniziano la loro attività. Si offrono, semivestite, ai cacciatori della notte. E se nei confronti delle prime l'umana pietà induce alla riflessione sulla condizione di disagio, nel caso della clientela che sfrutta corpi, fragilità e anima la rabbia diventa implacabile. Al pari di quella che si riversa nei confronti di chi, segretamente, dirige e gestisce il business del sesso a pagamento. Per questo anche a Cagliari i residenti delle zone "rosse", comprese tra i viali Sant'Avendrace, Monastir, Trieste ed Elmas, chiedono che i provvedimenti non vadano a colpire soltanto gli sfruttatori (così come da specifico reato), ma raggiungano anche coloro che consentono al sistema di perpetuarsi. Sono in tanti a chiedere che si studi un modo per registrare le targhe dei clienti e risalire così alla loro identificazione.
I RESIDENTI - Già, perché, come se non bastassero le passeggiatrici, italiane e straniere, che notte e giorno assediano via Santa Gilla e le traverse che la collegano con viale Sant'Avendrace, ora ci sono anche gli uomini e le transessuali. «Da quando hanno istituito il senso unico il "mercato" è cambiato». Albino Concu ha un'officina meccanica proprio all'ingresso di via Santa Gilla e spiega la novità degli ultimi tempi. «Le prostitute si sono spostate più avanti e qui sono arrivati gli omosessuali e i trans». Cambia l'offerta ma le conseguenze sono sempre le stesse: «Quando arrivo la mattina trovo sempre vomito dappertutto», spiega mostrando le macchie sulla strada e sul marciapiede. Uno che conosce bene gli effetti sul decoro e sull'igiene dei comportamenti di clienti e prostitute è Pietro Saba, un operatore ecologico che con paletta e ramazza batte ogni giorno il quartiere. «Trovo preservativi e siringhe a iosa», spiega, «soprattutto nei vicoli».
Il via vai nella zona è continuo. Lo può ben testimoniare Alessio Argiolas, del ristorante "L'infinito" «La sera su venti auto che passano, quindici si fermano per le prostitute». E sono proprio i clienti a dar più fastidio delle meretrici secondo Eleonora Tragni, una ragazza che vive nel quartiere. «Son loro che danno più fastidio». Un problema che non è relegato solo alle ore notturne. «Soprattutto d'estate, forse è pericoloso più di giorno che di notte», continua la ragazza, «perché dopo pranzo c'è caldo e in strada non c'è nessuno». Tranne prostitute, protettori e clienti. Sarà per il grande afflusso di persone in cerca di sesso facile che un tabacchino di via Santa Gilla ha pensato bene di installare un distributore automatico di profilattici.
«Di recente alla fermata del bus, un uomo ha accostato la sua auto, ha abbassato il finestrino e con una bambola gonfiabile mi ha "fatto ciao"». Laura Cassoni, 21 anni, trasferitasi da poco in via Santa Gilla da San Benedetto non ha passato un bel quarto d'ora. Lunghi capelli castani, nessun accenno di trucco, acqua e sapone si dice delle ragazze come lei, Laura è quanto di più distante ci possa essere da una squillo. «Passare la sera è poco divertente», conclude. Un eufemismo per descrivere lo stato di semilibertà in cui è costretto a vivere un intero quartiere. «La notte aspettiamo affacciate alla finestra che rincasino le nostre figlie», dice una signora che vuole rimanere anonima per paura di ritorsioni. «Sa, i protettori si siedono sull'uscio di casa».
«L'unica cosa che ci vorrebbe è una maggiore presenza delle forze dell'ordine. Non si può più vivere in queste condizioni». Le parole di Giovanni Lecca, commerciante di via Tirso, sintetizzano bene il pensiero di chi vive nella zona. «Non si può neanche scendere a buttare l'immondizia», spiega Enrica Vescovi, vicina di casa di Laura che come la ragazza si è trasferita da poco in via Santa Gilla.