I sardi sono i più attenti a non sprecare l’acqua, eppure la Sardegna è una delle regioni italiane dove si verifica il maggior numero di sprechi, a causa dei problemi e della vetustà delle condotte. 

Un vero e proprio paradosso, che salta all’occhio scorrendo i dati dell’ultimo rapporto dell’Istat sulle risorse idriche nel nostro Paese. 

LE PERDITE – In base al dossier redatto dall’Istituto di Statistica, la Sardegna è tra le nove regioni dove le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con una percentuale pari al 51,3%. 

Si tratta, precisa l'Istat, del «volume di acqua disperso nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, calcolato come differenza tra il volume di acqua immesso in rete e il volume di acqua erogato per usi autorizzati». Perdite che si compongono di una «parte fisiologica» (pari al 5-10%), ma soprattutto del «volume di acqua che fuoriesce dal sistema di distribuzione a causa di vetustà degli impianti, corrosione, deterioramento o rottura delle tubazioni o giunti difettosi». Senza contare gli allacci abusivi, che incidono fino al 5%.

POCA FIDUCIA – Ancora, l’Isola è, assieme alla Sicilia, la regione dove la popolazione ha meno fiducia nella qualità dell’acqua erogata dai rubinetti di casa: una diffidenza espressa dal 48,6% dei residenti, quasi un cittadino su due. 

E sempre la Sardegna è con la Basilicata la regione con la maggior quota di acqua sottoposta a trattamenti di potabilizzazione (il 79%), a causa dei consistenti prelievi da corsi d’acqua e bacini artificiali.

SERVIZIO IRREGOLARE – Inoltre, i sardi sono, assieme a calabresi e siciliani, gli utenti meno soddisfatti del servizio, a causa di guasti e irregolarità di approvvigionamento, problema segnalato dal 32,8% della popolazione (la media nazionale è del 23,4%).

NO AGLI SPRECHI – Per contro, come detto, i cittadini nell’Isola sono quelli che in Italia prestano maggiore attenzione a non sprecare il cosiddetto “oro blu”, «a conferma – sottolinea l’Istat – della crescente consapevolezza della necessità di una corretta gestione delle risorse naturali». Quasi otto su 10 (precisamente il 76,6%) i sardi che dichiarano di essere sensibili al problema.

IL PIANO INVASI – Sempre sul fronte delle risorse idriche, si è riunito il Comitato istituzionale dell’autorità di bacino, presieduto dall’assessore regionale ai Lavori pubblici, Pierluigi Saiu, che su delega del Presidente della Regione, Christian Solinas, ha definito la programmazione delle risorse idriche per il 2023, con la pre-assegnazione delle quote al comparto irriguo.

«Sulla base della ricognizione delle riserve idriche accumulate negli invasi, al 28 febbraio, e in attesa di un aggiornamento delle informazioni sulla programmazione irrigua da parte dei Consorzi di bonifica, abbiamo ritenuto opportuno definire una pre-assegnazione delle risorse limitatamente all’uso irriguo, per consentire agli stessi Consorzi di fare tutte le valutazioni tecniche del caso, in base alla richiesta dell’utenza», spiega una nota della Regione.

441 MILIONI DI METRI CUBI– «Parliamo di un piano, che salvo alcune differenze dovute a situazioni specifiche, è in linea con l’anno precedente e assegna 441 milioni di metri cubi d’acqua suddivisi sui diversi sistemi idrici del territorio, con una riduzione, rispetto alla pre-assegnazione del 2022, di 41 milioni di metri cubi», spiega l’assessore Saiu. Aggiungendo: «Le quote saranno comunque riviste periodicamente sulla base dei monitoraggi sui livelli degli invasi. Nei prossimi mesi approveremo l’assegnazione definitiva, inserendo anche le quote per gli usi civili e industriali. Il 28 febbraio gli invasi segnavano un riempimento pari al 76% dei livelli autorizzati. Nelle ultime settimane lo scenario è ulteriormente variato e i dati odierni ci dicono che i livelli si attestano all’82%. Anche se oggi i numeri non evidenziano gravi criticità la situazione richiede la massima attenzione anche in relazione alle precipitazioni scarse che stanno condizionando pesantemente altre regioni italiane ed europee».

LA GESTIONE – Sulla gestione delle riserve idriche Saiu ribadisce: «Occorre rivedere le regole per rendere la gestione più efficiente. Oggi per ragioni di sicurezza si seguono piani d’accumulo che prevedono l’assegnazione di livelli massimi di riempimento degli invasi per ciascun mese, con coefficienti oltre i quali si procede allo svuotamento. Questi livelli vengono stabiliti sulla base di una previsione sulle precipitazioni legate alla stagionalità. Nei mesi più piovosi i livelli massimi consentiti sono generalmente i più bassi. Il problema si verifica quando, nonostante le previsioni stagionali, le precipitazioni sono scarse. Occorre quindi passare a un modello di laminazione dinamica che ci permetta di rendere più efficiente la gestione della risorsa, accumulando eventualmente più acqua quando le condizioni lo rendono possibile. Oggi per poter apportare modifiche ai parametri in corso d’opera le procedure sono eccessivamente complicate. Passare a sistemi di laminazione dinamica non è facile ma è necessario che tutti lavorino in quella direzione: protezione civile, consorzi di bonifica, enti locali, ADIS e tutti i soggetti coinvolti».

NUOVE OPERE – «È inoltre fondamentale procedere con la realizzazione delle nuove opere, come la diga di Cumbidanovu nel Centro Sardegna e di Monte Nieddu, a sud, avviando la progettazione delle opere accessorie. Sono stati stanziati oltre 10 milioni di euro nella manovra finanziaria, una parte dei quali, con riferimento alla diga di Cumbidanovu, serviranno per la progettazione della centrale idroelettrica, dell’interconnessione con l’impianto dei reflui di Su Tuvu e l’impianto di distribuzione a valle», conclude l’esponente della Giunta Solinas. 

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