Forse stava tornando a casa, forse era solo una giornata come tante. Nessuno potrà mai sapere cosa sia davvero accaduto in quegli ultimi istanti, su quella strada che serpeggia tra la Valcamonica e la Val di Scalve. Ma ciò che resta, incastrato tra i rami di un destino crudele, è il silenzio assordante lasciato da Manuel Magnolia, 34 anni, di Seui, in Ogliastra, dove è cresciuto e residente a Darfo, in provincia di Brescia.

Era al volante di una Fiat Panda, l’auto di sua madre, Monica Puddu, quando qualcosa è andato storto. Forse un attimo di distrazione, forse un guasto o un’improvvisa perdita di controllo: l’unica certezza è che la macchina ha sbandato, uscendo di strada e precipitando nella scarpata. Gli alberi hanno frenato solo in parte la caduta della vettura, ma Manuel è stato sbalzato fuori dall’abitacolo, precipitando per centinaia di metri. Un volo terribile, senza possibilità di scampo.

A scoprire il corpo è stato il proprietario del fondo in cui si è consumata la tragedia. Ha visto l’auto incastrata tra i tronchi e poi, più in basso, il corpo senza vita del giovane. Ha chiamato i soccorsi, ma ormai non c’era più nulla da fare.

Manuel Magnolia aveva lasciato Seui da adolescente per trasferirsi al Nord, dove già viveva il fratello maggiore, Ivan, 38 anni. Ma il legame con la sua terra era rimasto forte: qualche anno fa era tornato, aveva acquistato terreni, preso del bestiame, forse con l’idea di restare. Ma alla fine era rientrato a Darfo, dove lavorava in un’impresa edile e viveva con sua madre, bidella al liceo scientifico di Seui che si era trasferita lì alla fine della scorsa estate dopo il dimensionamento scolastico che aveva coinvolto anche la sua scuola. Il padre Piero, invece, vive a Seui.

Quando tornava in paese per le ferie estive, Manuel portava con sé il suo sorriso, la voglia di stare con gli amici, le serate in compagnia e le partite a Sa Murra. Non faceva distinzioni: chiacchierava con tutti, anche con gli anziani seduti nelle vie del paese. “Se ne va così, troppo presto, un ragazzo che aveva ancora tanto da vivere”, commentano increduli e sgomenti in paese.

Il primo a ricordarlo pubblicamente è stato Ivan, con un messaggio, scritto in sardo seuese, che mescola dolore e affetto fraterno: «Te ne sei andato a passeggiare in campagna, perché non ascoltavi e facevi sempre quello che volevi tu. Come piaceva a te. Adesso, dal cielo, prenditi cura dei tuoi nipoti». Parole che raccontano della sua pura testardaggine, della voglia di avventura, ma anche dell’amore profondo che Manuel nutriva per la famiglia.

Intanto i parenti, le zie e gli zii, sono già in viaggio verso Darfo, dove Manuel verrà sepolto nei prossimi giorni.

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