Sestu, al Vertical Park: inclusione, coraggio e no barriere
Un gruppo di uomini e donne non vedenti hanno trascorso la mattinata tra piattaforme e acrobaziePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Senza paura delle vertigini, tra piattaforme e acrobazie: così hanno trascorso la mattina al Vertical park di Sestu un gruppo di uomini e donne non vedenti.
Perché lo sport può essere una porta d’ingresso alla vita, fatta di entusiasmo e ricerca di avventure. E ogni barriera è un trampolino di lancio. Stavolta erano protagonisti i componenti della Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti). E nessuno sembrava più felice di loro, ammirati da amici, parenti e altri clienti del locale: «È già la mia seconda volta», ha raccontato Nicholas Porcu, 28 anni, «ho fatto anche un buon tempo. Per me è una grande soddisfazione, e la prossima volta punto al percorso più difficile».
Chiamato anche “parco avventura”, il Vertical Park, in via di Vittorio, consente di mettere alla prova il proprio equilibrio su piattaforme a varie altezze, un po' videogioco e un po' film di Indiana Jones, sempre imbragati e in sicurezza, anche con l’aiuto di istruttori. Tra i ragazzi e le ragazze dell’Uisp, tra i venti e i cinquant’anni, le emozioni e la motivazione sono sempre a mille: «è una scarica di adrenalina», commenta Giuliana Exana, «dimostro che mettermi in gioco, cerco le emozioni forti ma anche di farmi notare al di là della cecità».
La sua amica Tiziana Pitzalis aggiunge: «Queste cose mi fanno sentire viva. Spesso ci trattano troppo con i guanti, anche i nostri genitori. Invece dobbiamo fare ciò che ci piace, senza paura».
Stavolta sono state le uniche a tentare il percorso più elevato e hanno stabilito anche i tempi più veloci, con naturalezza e orgoglio. Tra gli organizzatori presenti c’era Santino Gitto, responsabile disabilità della Uisp, un vulcano di idee e di entusiasmo: «Sono nato nel mondo dei motori, fino a qualche anno fa vedevo. Poi con il mio cambiamento mi sono avvicinato a questo mondo. Spesso per i non vedenti si organizzano attività tranquille, al chiuso, io invece ho voluto farli uscire, è essenziale», rivela. E ha tantissime idee: «Ho organizzato eventi in barca, giri col fuoristrada, dove le persone non vedenti aiutavano a tenere o facevano da navigatore; partite di calcio vedenti, bendati, contro non vedenti, tiro con l’arco».
Idee condivise anche da Lele Farci, titolare del Vertical, che spiega: «Il senso è l’inclusione. Ora siamo diventati una cooperativa sociale, col nome di Tutto Esaurito, punto a fare un evento con i detenuti di Uta più vicini alla libertà, vogliamo anche assumere persone con disabilità».
Sulle piattaforme c’è anche Giovanni Pisu, 23 anni: «Con questi sport ti muovi, diventi più sicuro, e io voglio muovermi».
«Loro vedono tanto più lontano di noi», sintetizza l’istruttore Matteo Madeddu. Nel pubblico amici e familiari si dividevano tra chi non aveva il coraggio di guardare, e chi tifava entusiasta. Tra cui i genitori di Krizia Ibba: «Mi hanno spinto proprio loro», svela lei, «sono sempre stata una persona timida, un po’ chiusa, e questi eventi mi danno modo di uscire dal mio guscio, socializzare, e ricordare che anche da ciechi si può far tutto».