Nessuna emergenza. Non ne vuol sentir parlare.

"Qui è tutto sotto controllo e gli episodi che si sono verificati in queste settimane non bastano a rendere pericolosamente critica la vita nella casa circondariale".

Così il direttore del carcere di Uta, Marco Porcu.

"Non soffriamo neppure di sovraffollamento tale da giustificare comportamenti di intolleranza ed esasperazione. I detenuti sono 640, dovrebbero essere 587". Ieri pomeriggio, però - smentita da Porcu ma denunciata dal deputato di Unidos, Mauro Pili - sarebbe scoppiata un'altra rivolta nel braccio "Cagliari", dopo un "rastrellamento" da parte della penitenziaria.

Sarebbero stati anche utilizzati gli idranti.

Cinque detenuti, alla fine, sarebbero finiti in isolamento.

Una sommossa legata agli episodi dei giorni scorsi.

Di "scene di ordinaria tensione" parla il segretario generale per la Sardegna della UilPa-Polizia penitenziaria, Michele Cireddu.

"Quanto avvenuto nelle scorse ore nell'Istituto di Uta sembra una descrizione di una giornata di guerriglia urbana, purtroppo tutto questo non ci meraviglia. In tempi non sospetti avevamo infatti denunciato l'invio di detenuti problematici ed ingestibili, che negli altri Istituti avevano messo a ferro e fuoco intere sezioni. Immaginiamo cosa possono creare se allocati tutti insieme in un unico Istituto. Non ci meraviglia ma ci rammarica anche la politica dell'Amministrazione che sembra considerare la Sardegna come la figlia di un Dio minore".

Il riferimento è alla rissa esplosa nei giorni scorsi tra detenuti e all'allagamento di un'intera sezione. E, ancora, all'incendio appiccato da un detenuto nordafricano e alle altre risse per le quali la polizia penitenziaria ha faticato parecchio nell'intento di riportare la calma.

© Riproduzione riservata