Tutti le mattine, nella piazza principale di Dolianova, Barbara Follesa accoglie con un sorriso le persone che si fermano davanti al suo furgone super attrezzato per acquistare prodotti freschi: yogurt e formaggi particolari provenienti dal minicaseificio di famiglia. L’auto-alimentare è l’ultimo investimento fatto da Barbara a suggellare una storia personale, un raro caso di emigrazione di ritorno in controtendenza rispetto a quella di tanti suoi conterranei.

L’andata

Sedici anni fa, insieme al marito Alessandro Sannia, Barbara aveva deciso di lasciare la Sardegna per raggiungere l’indipendenza e la stabilità economica. «Ero uno studente universitario, ho partecipato ad un concorso per tecnici all’Eni– racconta Alessandro – una di quelle cose fatte senza troppe aspettative. L’ho vinto e ho conquistato un posto “sicuro” con sede a Mantova. Il mio trasferimento ha condizionato anche Barbara che – in meno di quindici giorni - ha lasciato il suo lavoro di operatore socio sanitario per venire con me in Lombardia».

Posto fisso a Mantova

Un posto fisso per lui e un impiego come commessa in un centro commerciale per lei. C’erano tutti i presupposti per mettere radici: un buon lavoro, la casa e la nascita di un bambino. «A Mantova ci siamo integrati, abbiamo ancora tanti amici lì – dice Barbara – ma gli anni passavano ed io non riuscivo ad essere serena. Sono cresciuta in campagna, mio padre ha un allevamento di pecore e capre. Mi mancava la famiglia, la vita all’aperto, i miei animali, i profumi e il sole della Sardegna». Un bisogno che Barbara ha provato a colmare. «Trovavo il mio ossigeno nell’azienda di un’amica mantovana. Lei capiva il mio malessere, la mia fame d’aria. Le chiedevo di farmi accudire le sue mucche, per me l’unico legame con la vita di prima».

Mal di Sardegna

La nostalgia è però difficile da vincere, Alessandro si accorge che qualcosa non va, legge un velo di tristezza sul volto della compagna. «Il malcontento di mia moglie – continua Alessandro – mi ha convinto che si poteva programmare il rientro in Sardegna, anche perché nostro figlio era ancora piccolo e meno esposto ai cambiamenti radicali».

Lo studio

Alessandro ha un’idea precisa sulla quale ha cominciato a riflettere nel 2016: un mini caseificio nell’azienda del suocero a Serdiana. Ne parla con la moglie che sposa subito il progetto. Così nel 2017 decidono di licenziarsi e di preparare il ritorno nel Parteolla: «Abbiamo utilizzato parte dei risparmi per dedicarci allo studio e all’osservazione: abbiamo iniziato a girare per le fiere, a visitare tantissimi mini caseifici in Piemonte e Lombardia, realtà consolidate e di concezione moderna. Il contatto con un consulente del settore lattiero caseario ci ha permesso di tornare in Sardegna nel 2018 con le idee chiare».

Il ritorno

Una volta a casa è stato fondamentale l’incontro con i tecnici di Laore, l’agenzia regionale per lo sviluppo rurale. «Competenza e assistenza completa: in questo la nostra isola eccelle – dice Barbara – non mi sono mai sentita sola». Il 4 dicembre 2019, un anno dopo il rientro in Sardegna, il caseificio è diventato realtà. «Abbiamo inaugurato la produzione il giorno del mio onomastico. Il profumo del latte in lavorazione mi riportava alle giornate passate con mia nonna vicino a su caddaxiu in rame a preparare il formaggio per la famiglia». Oggi, dopo tanti sacrifici, arrivano i primi riconoscimenti. Alcuni dei loro prodotti sono stati inseriti in un menu presentato in Belgio alla Festa Nazionale dei Cuochi 2021, mentre lo yogurt di capra ha ottenuto un premio al concorso nazionale Agri Yogurt. «C’è ancora tanto da fare, sappiamo di dover stringere in denti – conclude Barbara – ma farlo da casa sarà molto più semplice».

Carla Zizi

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