Quartucciu sommersa dai rifiuti, nascono i giardini autarchici: cittadini in azione contro il degrado
Hanno trasformato spiazzi abbandonati e polverosi in orti urbani e comunitari fruibili da tuttiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Una distesa di rifiuti, pneumatici abbandonati, scarti edili e plastica ovunque. È questo lo scenario che si presenta agli occhi di chi percorre la strada secondaria che collega la statale 554 a via Castelsardo, passando per via Tabarca, nel territorio comunale di Quartucciu.
Un paesaggio desolante, dove l’incuria e l’abbandono sembrano avere la meglio, tanto da rendere irriconoscibili aree un tempo produttive o abitate.
Lungo la via, un terreno che un tempo ospitava un’attività di demolizione auto è oggi trasformato in una discarica a cielo aperto. Proprio accanto, un uliveto secolare, ora ridotto a terra di nessuno, è diventato punto di scarico abusivo, soprattutto nelle ore notturne.
Secondo i residenti, il sito, che confina con il rio Is Cungiaus, viene frequentato da mezzi sospetti e persone edite allo scarico illegale di materiali inerti, aggravando una situazione ambientale già critica. Un luogo che di notte si trasforma in una vera e propria “zona franca” del degrado.
Ma non tutto è perduto. In mezzo “all’aliga” – termine sardo ormai usato per indicare genericamente la spazzatura – crescono segnali di speranza e resistenza civile. In via Ottana e via Tabarca, alcuni residenti, esasperati dalla presenza di tossicodipendenti e malintenzionati, hanno deciso di agire autonomamente.
Nascono così i “giardini autarchici”, piccoli spazi verdi creati dal basso, senza aiuti istituzionali.
I cittadini, armati di buona volontà, hanno ripulito le aree e piantato aloe, agavi, fichi d’India, mandorli, portulaca e altre specie resistenti al clima arido, trasformando spiazzi abbandonati e polverosi in orti urbani e giardini comunitari fruibili da tutti. «Per adesso, lo curo io – precisa Angelo Pili, residente in via Tabarca –. Mi piacerebbe che, anche a Quartucciu, come in altre città, ci siano più orti e giardini condivisi. È chiaro che il Comune dovrebbe essere il soggetto attivo. In ogni caso il terreno, era di un proprietario, ora penso che appartenga proprio al Comune».
Un bell’esempio di cittadinanza attiva che contrasta il degrado con il verde e il senso civico. Ma resta forte da parte dei cittadini la richiesta di un intervento strutturale da parte del Comune, per bonificare le aree compromesse e restituire decoro e sicurezza a un territorio che loro vedono sempre più abbandonato.