Le modifiche più urgenti al piano urbanistico?

Diego Corrias: «Il Puc è uno strumento dinamico, è naturale che evolva. Dopo l’approvazione da parte della prima Giunta Cinque Stelle, abbiamo varato il piano particolareggiato del centro storico, poi ci siamo mossi sulle aree di espansione. Questo è il quadro generale che ha già prodotto i primi risultati: sono circa 200 i titoli autorizzativi rilasciati per interventi di riqualificazione nella zona storica. C’è stato un effetto indiretto e importante per i privati che hanno potuto accedere a finanziamenti pubblici legati al piano particolareggiato. Per quanto riguarda la zona B il risultato è stato ugualmente notevole, con la sanatoria degli immobili sorti prima del Puc. Oggi penso che sia necessario puntare sulla qualità urbana permettendo ai privati che vogliono investire di avere tutti gli strumenti a disposizione, semplificando la parte burocratica».

Niside Muscas: «Una delle caratteristiche del Puc è distribuire ricchezza. Ad Assemini invece l’approvazione ha creato povertà. Mi spiego: i cittadini hanno pensato che fosse un vantaggio economico possedere un terreno promosso da area agricola ad artigianale, ma purtroppo non è stato reso appetibile con le infrastrutture pubbliche. Morale: i proprietari hanno solo pagato più tasse con l’Imu. È un problema del quale si dovrà occupare la prossima Giunta comunale con interventi mirati».

Mario Puddu: «Per anni le Giunte cadevano sul Puc: la nostra Amministrazione è riuscita ad approvarlo. Certo, una volta raggiunto l’obiettivo devi dargli gambe. Per anni abbiamo visto progetti, bei progetti, ma solo quelli. È vero che se i terreni cambiano solo destinazione d’uso gravano maggiormente sui cittadini con le tasse senza alcun beneficio reale».

La città perde residenti, altri Comuni crescono. La soluzione?

Corrias: «È una tendenza demografica diffusa, non c’è un caso Assemini. Tempo fa il problema era del centro Sardegna, ora tocca anche le zone densamente abitate. Assemini ha una maturità del mercato immobiliare maggiore rispetto ad altri centri emergenti, le case costano di più, quindi deve puntare sulla qualità urbana. I nuovi lotti dell’area artigianale, per esempio, potranno riportare imprese che negli anni hanno spostato l’attività da altre parti. Dobbiamo dare gli strumenti a queste micro imprese che hanno fatto la storia della città. E dove ci sono le imprese, un tessuto economico vivo, fioriscono anche i servizi».

Muscas: «È una città triste e senz’anima, la gente scappa perché non c’è vita né qualità urbana. Prima dobbiamo dare i servizi, poi le imprese arriveranno. Restituiamo lo sprint e la lucentezza che la città ha perso, con piccoli eventi, strade in cui poter passeggiare senza dover andare a Cagliari, chiudendo una volta al mese una via per fare piccole attività. La città ha bisogno di tornare a essere colorata».

Puddu: «Succede ad Assemini ma anche in altri centri. Il compito di chi amministra è creare le condizioni per lo sviluppo, la nostra Giunta tra il 2013 e il 2018 ha messo in campo diverse iniziative, negli ultimi tempi si è perso un po’ di smalto anche per il Covid. Ci sono alcune ricchezze che non vengono percepite come tali, penso alle saline e Gutturu Mannu».

La zona industriale di Macchiareddu è ancora una risorsa?

Corrias: «È la più grande zona industriale della Sardegna. L’industria ha fatto fare il salto ad Assemini, da paesone agricolo a città. Non è una minaccia, non può esserlo, però abbiamo la responsabilità istituzionale di disegnare un futuro con gli enti sovraordinati».

Muscas: «Occorre mantenere i livelli occupazionali in una zona che ha garantito il reddito a tante famiglie asseminesi».

Puddu: «Doveva essere una risorsa e in tanti casi lo è, non sempre però. Ha dato un posto di lavoro a molte persone, ma in certi casi ha rovinato l’ambiente e ci ha fatto smarrire l’identità, abbiamo perso il rapporto con la terra e abbandonato la laguna. Nelle vertenze per salvare i posti di lavoro spesso siamo in prima linea ma dobbiamo fronteggiare multinazionali che guardano solo le cifre. Bisogna creare il clima propizio agli investimenti, il resto non dipende da noi».

Perché i turisti dovrebbero venire ad Assemini?

Corrias: «Non ci definiamo Comune turistico ma possiamo esserlo. La nostra porzione del parco regionale di Gutturu mannu è bellissima, bisogna valorizzare le produzioni alimentari della riserva. Abbiamo l’ambizione di restituire la miniera di ferro di San Leone alla fruizione, oggi è amministrata da un fondo legale. E poi c’è la peculiarità della ceramica, le due Giunte dei Cinque stelle hanno fatto grandi investimenti su questo settore. Aggiungo che per i croceristi è il centro più vicino da raggiungere».

Muscas: «I turisti vengono già, sono stranieri e conoscono meglio degli asseminesi il territorio, purtroppo trovano le strade rotte. Abbiamo la miniera di San Leone, basterebbero 600mila euro per acquisirla; siamo nel parco geominerario, c’è la laguna, ma tutto quello che produce il territorio non finisce sulla tavola dei ristoranti e delle pizzerie cittadine. La ceramica? Meno male che esiste Google Maps e chiunque può trovare le botteghe perché non abbiamo neppure un’app per valorizzare i nostri tesori. Non c’è niente da inventare, basta copiare quello che hanno fatto altri».

Puddu: «Non abbiamo mai avuto una tradizione turistica, però l’Amministrazione deve rendere la città attrattiva. I turisti che scendono dagli aerei dovrebbero trovare in aeroporto qualche foto che mostri le nostre bellezze, ma su questo c’è ancora molto da lavorare. La promozione è un problema atavico della Sardegna, non solo di Assemini».

All’idea del Cacip di una strada nella zona delle saline per snellire il traffico sulla 195 la Soprintendenza ha risposto vincolando l’area. Il vosto parere?

Corrias: «Di quella strada si parla da tempo. Non conosco il progetto né i dubbi che solleva la soprintendenza».

Muscas: «Penso che l’ambiente vada tutelato, non possiamo continuare a deturpare e regalare il nostro territorio. Forse bisogna capire se, contemperando gli interessi, la strada può essere fatta altrove».

Puddu: «Grazie alla natura, al sole e all’intuizione di Conti Vecchi godiamo di un paradiso: cercherei di tutelarlo e privilegiarlo. Per istinto sono solidale con la Soprintendenza, anche se non si può dire no a tutto».

Lavori fermi sulla 130 mentre si continua a morire. A Decimomannu si è costituito un comitato.

Corrias: «È giusto che un’opera abbia tempi certi di realizzazione. Purtroppo i controlli spettano a enti lontani dal territorio. Gli amministratori dei Comuni interessati devono essere messi nelle condizioni di far valere le proprie esigenze, anche durante la fase di progettazione».

Muscas: «La 130 è un problema antico, ricordo che nel 1983 in un incidente persero la vita tre concittadini, tra loro anche una giovane impiegata comunale. C’è l’urgenza di mettere quella strada in sicurezza ma non si può far pagare il peso dell’opera a chi ha un’attività in quella zona e magari viene punito dalla nuova progettazione».

Puddu: «Rispetto agli anni ‘80, con i semafori abbiamo leggermente mitigato i rischi, anche se un anno fa su quella strada è morto un ciclista. La nostra Amministrazione aveva un’idea chiara: sovrappassi nei punti in cui ci sono i semafori. Oggi non si muove nulla, c’è grande lentezza a livello regionale nonostante la nomina del presidente Solinas a commissario. Sarà prioritario farsi sentire».

Nuova pavimentazione nel centro storico?

Corrias: «Va ripensata completamente, altre risorse devono essere investite per averla bella e funzionale. Non basta trovare i soldi, si devono individuare strumenti per agire in fretta. E poi bisogna costruire strade migliori: molte sono nate male, con un substrato non adatto che genera buche e infiniti rattoppi».

Muscas: «Magari le buche fossero solo nel centro storico. Credo che occorra sempre partire dallo studio della zona e realizzare i sottoservizi prima dell’asfalto. È inutile rifare il manto stradale se subito dopo si dà l’autorizzazione a Open fiber per sistemare i cavi sottoterra».

Puddu: «Ci voleva impegno a ideare un acciottolato così inutile. Ovviamente va rifatto da cima a fondo, ma bisogna moltiplicare le occasioni di incontro nel quartiere: se non sei sadico, vivendo il centro ti viene la voglia di migliorarlo».

Rischio idrogeologico: la città trema a ogni acquazzone. Cosa non è stato fatto e cosa si può fare?

Corrias: «È uno dei nostri punti forti. Nel 2018 davanti a un’alluvione particolarmente pesante i quartieri storicamente più a rischio hanno tenuto grazie ai lavori dell’amministrazione Cinque stelle. Resta ancora molto da fare per il territorio extraurbano. Ora stiamo intervenendo con otto milioni per allargare, anche con espropri, i canali, incluso il Giaccu Meloni la cui esondazione, nel 2018, provocò la morte di Tamara Maccario. Fondamentali sono anche i piani di protezione civile».

Muscas: «È un rischio di cui dobbiamo farci carico, la pulizia dei canali deve essere continua, non occasionale».

Puddu: «Durante la nostra Amministrazione grande attenzione fu data al piano idrogeologico. Si è fatto tanto, pur restando un tema centrale non ha la gravità del 2013. Bisogna prestare molta attenzione ai piani di protezione civile, alla comunicazione delle emergenze ai cittadini».

Giusto abbattere le 13 case abusive costruite in zona a rischio alluvioni?

Corrias: «Ovviamente sì, legge e sicurezza devono guidare l’azione amministrativa. Un sindaco deve anche mitigare le conseguenze, valutando caso per caso».

Muscas: «Non saremmo buoni amministratori se andassimo contro le sentenze».

Puddu: «Sacrosanta l’applicazione della legge. Il diritto alla casa non può oscurare quello alla sicurezza e alla vita delle persone».

Il voto ad Assemini ha un peso a livello regionale?

Corrias: «Sicuramente sì, tra qualche mese ci saranno le elezioni regionali e quelle europee. Ci muoviamo nel campo progressista sperimentando un accordo che, in caso di successo, potrà essere replicato a livello regionale».

Muscas: «L’importante è rappresentare l’interesse dei cittadini. Se questo avrà un riflesso regionale è secondario».

Puddu: «Sì, forse anche troppo. A giudicare dall’impegno profuso dai nostri avversari si direbbe che stiano investendo molto. A noi interessa Assemini, il nostro polo civico ha solo questo interesse».

Marco Noce

Paolo Paolini

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