Dovrà risarcire il Ministero della Difesa con 120 mila euro, una parte dei 600mila euro corrisposti ai parenti dell'aviere Emanuele Lutzu, ucciso con un colpo di fucile sparato nel 2001 nella base di Elmas durante un tragico gioco in caserma.

È stato respinto il ricorso di Fabio Casula, il militare a cui 16 anni fa partì il colpo.

Così la sezione d'appello della Corte dei Conti ha chiuso definitivamente l'ultimo capitolo di questa tragica vicenda.

LA TRAGEDIA - Difeso dall'avvocato Gianmarco Tavolacci, il trentaseienne di Villamar era stato citato in giudizio anche dalla magistratura erariale dopo che la Difesa aveva dovuto pagare un risarcimento ai familiari della vittima.

Dall'inchiesta era emerso che Fabio Casula, in compagnia di altri avieri ormai vicini al congedo, si trovavano nella sala breifing per scattare delle foto-ricordo del servizio militare con i fucili in dotazione.

Una scenetta goliardica col gruppo di ragazzi, all'epoca tutti intorno ai vent'anni, impegnati a simulare la cattura del loro amico ed Emanuele Lutzu nel ruolo del prigioniero.

Dopo aver finito di scattare le fotografie, il gruppetto aveva tolto i caricatori dalle armi, mentre Casula aveva invece scarellato, inserendo il proiettile in canna.

Allora accidentalmente era partito il colpo e per Lutzu non c'era stato niente da fare.

IL RISARCIMENTO - Già condannato dalla Corte dei Conti a risarcire la Difesa che indennizzò i familiari dell'aviere deceduto, l'ex militare ha impugnato la sentenza, che non aveva chiamato in causa anche gli addetti alla sorveglianza e alla vigilanza, ipotizzando anche una corresponsabilità del commilitone deceduto e dell'Aeronautica che avrebbe "tollerato una prassi pericolosa".

LA DECISIONE - Per i giudici non ci sono dubbi. "L'evento letale", scrive la sezione d'appello della magistratura erariale, "è stato causato esclusivamente dalla condotta gravemente imprudente del Casula, non tanto nell'aver accettato di partecipare allo scatto fotografico con un fucile carico quanto piuttosto nell'aver conservato in canna il colpo, poi accidentalmente partito".

I giudici hanno confermato il risarcimento in misura ridotta (120 mila euro anziché 600 mila) perché anche l'Aeronautica avrebbe delle responsabilità per non aver punito in precedenza comportamenti vietati: tali condotte avrebbero "allentato il livello di attenzione dei soggetti coinvolti".

© Riproduzione riservata