Il Tribunale Ordinario di Cagliari ha emesso una sentenza di primo grado che condanna il Comune di San Sperate al pagamento di 5.440.000 euro in favore dei proprietari dei terreni espropriati per la realizzazione del Centro sportivo polivalente di Santa Suja. A questa cifra si aggiungono 64.424 euro di spese legali, oltre accessori di legge e le spese della consulenza tecnica d’ufficio.

Una vicenda che ha origine negli anni Ottanta quando il Comune, sulla base di un progetto localizzato dal Servizio Urbanistica della Regione Sardegna, procedette all’esproprio di circa 40.000 metri quadri di terreni agricoli con un’ulteriore acquisizione di altri 10.000 nel 1990. Tuttavia, il Tar Sardegna, annullò tutti gli atti del procedimento espropriativo, dichiarando l’occupazione illegittima fin dall’origine. La controversia si è protratta per decenni, coinvolgendo diversi gradi di giudizio, fino alla recente pronuncia. Il Tribunale ha stabilito il risarcimento sulla base del valore venale dei terreni agricoli, tenendo conto della destinazione urbanistica vigente al momento della trasformazione del fondo. La sentenza giunge dopo che la Corte di Cassazione, nel 2018, aveva escluso che si potesse determinare il valore dei terreni in base a una destinazione urbanistica non ancora vigente all’epoca dei fatti.

L’amministrazione comunale di San Sperate, inutile dirlo, non è soddisfatta: «Non condividiamo le conclusioni del Tribunale, soprattutto in merito alla valutazione economica del danno e alle considerazioni sulle nostre osservazioni al Ctu. Riteniamo sproporzionate le somme stabilite e ribadiamo che la perizia non rappresenta per noi una proposta transattiva accettabile. Ricorreremo in appello e valuteremo eventuali soluzioni conciliative solo se basate su criteri realistici e sostenibili». L'amministrazione guidata dal sindaco Fabrizio Madeddu si potrebbe ritrovare dunque a pagare le spese di un contenzioso nato quando alcuni degli stessi amministratori erano poco più che neonati

E mentre l'amministrazione si prepara ad un nuovo ricorso, il Comune sceglie di rimanere positivo di fronte a una sentenza così gravosa: «La cifra da versare è notevole. L'ente è però virtuoso e, anche se con sacrificio e rinunce (magari con l’aiuto della Regione), ne può venir fuori. È anche facile comprendere cosa sarebbe potuto accadere se questo pronunciamento fosse stato, come sostenevano gli ex proprietari del terreno, con il valore da calcolare come area di servizi, o ancor peggio, edificabile. Ci troveremo di fronte a un debito probabilmente tre volte superiore con il rischio di mandare l’ente comunale in fallimento».

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