“Cara Unione,

scriviamo da Burcei, non da uno sperduto villaggio africano, ma da un paese a poco più di 30 chilometri da Cagliari che sembra essere tornato indietro di mezzo secolo per quanto riguarda i servizi ai cittadini.

Parliamo di servizi essenziali, come un medico condotto, un sistema di soccorso, un poliambulatorio per poter fare le visite specialistiche senza dover affrontare viaggi e soste infinite fuori casa, una caserma dei carabinieri.

Da mesi viviamo una situazione che ha del paradossale: tutti questi servizi, necessari e indispensabili per una comunità distante dal primo centro utile, non esistono più.

Per i nostri 3mila abitanti ci sono sempre stati due medici; ma da quando uno dei due è andato in pensione, quello che c’è dovrebbe farsi carico anche dei pazienti del collega, oltre che dei propri, ma questo è umanamente impossibile oltre che non consentito dalla legge. Un carico di lavoro tale non potrebbe neppure garantire la sua efficienza, prima di tutto, né la sua resistenza. Pertanto chi è rimasto senza medico e avrebbe bisogno anche solo di una ricetta è costretto ad andare a Cagliari o in altri centri a non meno di 30 chilometri da qui.

Si può immaginare come un anziano possa affrontare tutto questo? Prima esisteva una sorta di poliambulatorio dove almeno le visite specialistiche per le patologie più ricorrenti e i prelievi si potevano fare in loco: smantellato tutto.

C’è anche la Misericordia, che per anni ha sopperito in gran parte alle carenze dell’Ats, con tanti volontari che pian piano hanno hanno dovuto  lasciare - il più delle volte proprio per accudire i propri famigliari lasciati dall’assistenza pubblica in balia delle famiglie – così che ora c’è magari l’ambulanza, ma manca il personale. E chiamare un’ambulanza privata da Quartu o da Cagliari, per una visita o per un’urgenza, è un salasso non indifferente dato che addebita sia il percorso che i tempi d’attesa. Come fa un pensionato a sborsare 200 euro per un servizio che dovrebbe avere nel proprio paese?

Anche la caserma dei carabinieri è sempre esistita, per qualsiasi problema ci si poteva rivolgere a un appuntato o maresciallo che oltre a presidiare l’edificio aveva lì anche la propria abitazione: chiusa pure quella. Se oggi si chiama per un problema, più o meno urgente, il piantone dice che non può muoversi e ci si deve rivolgere al 112 che sempre a Cagliari si trova.

Come è possibile nel 2022 una situazione del genere? Neanche 50 anni fa c’erano questi disagi, e forse – purtroppo – si invecchiava anche meno e – forse - c’erano meno malattie spesso figlie del progresso. Ora che l’aspettativa di vita è aumentata, non è detto che la vecchiaia sia serena e senza intoppi: si invecchia e a volte si invecchia male, soprattutto quando non vengono garantiti i servizi essenziali come le cure e l’assistenza al cittadino in generale, e all’anziano in particolare.

Non sappiamo chi possa rispondere di questa situazione poco civile e gravemente dannosa per la popolazione. Ci auguriamo che l’amministrazione – che di sicuro conosce il problema e non dubitiamo che si stia adoperando per risolverlo – faccia sentire la voce di gran parte delle persone in grande difficoltà. 

Burcei ha il diritto di avere tutti i servizi primari di cui ha bisogno a tutela dei cittadini e del loro diritto fondamentale alla salute.  

Un gruppo di burceresi stanchi di questa situazione”.

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