Banda della Uno bianca: Fabio Savi fa lo sciopero della fame nel carcere di Uta
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Da una settimana Fabio Savi, uno dei capi della cosiddetta banda della Uno Bianca, ha iniziato lo sciopero della fame.
Condannato all'ergastolo e in cella da 22 anni, ora si trova a Uta (Cagliari); da maggio ha fatto alcune richieste come avere un computer "per poter scrivere libri, quindi senza collegamento internet", spiega il suo avvocato Fortunata Copelli, "e anche di svolgere un lavoro per mantenersi".
Si tratta di possibilità non concesse in una casa circondariale come quella di Uta e per questo Savi chiede di essere trasferito in una casa di reclusione.
"Lo sciopero della fame - continua il legale - è l'unica forma di protesta che può adottare nella speranza di farsi ascoltare, accettando le conseguenze che potrà avere sul suo stato di salute".
"Un detenuto con 'fine pena mai' - è la tesi di Copelli - deve poter comunque scontare la pena in modo dignitoso e secondo i principi costituzionali. Savi chiede di poter lavorare: nella casa circondariale dove è recluso può esercitare solo l'ozio".
Pochi mesi fa la Corte di Cassazione ha bocciato il ricorso del suo cliente con il quale si chiedeva di commutare l'ergastolo in 30 anni di reclusione; Savi e i suoi complici (tra i quali il fratello Roberto) sono stati ritenuti responsabili dell'omicidio di 24 persone e del ferimento di altre 100.
Duro il commento di Rosanna Zecchi, presidente che rappresenta i familiari delle vittime della banda della Uno Bianca: "Mi dispiace per lui, non c'è niente che mi faccia pena"; aggiungendo: "Come può pretendere delle cose quando ha fatto tanto male, quando ha tolto la vita a tante persone? Non riesco proprio a capire come faccia".
FABIO SAVI INTERVISTATO IN TV RACCONTA L'OMICIDIO VALENTI - VIDEO: