La volpe grazie alla sua estrema adattabilità è riuscita a colonizzare praticamente ogni ambiente, prediligendo, però, i boschi. Viene considerato un animale “opportunista” e molte specie di selvaggina soffrono la sua elevata presenza. Ecco perché vengono periodicamente predisposte attività di controllo per tutelare le finalità riproduttive della fauna nobile stanziale e in generale della biodiversità, ma anche per contenere i danni causati alle attività agropastorali.

Se n’è parlato stamattina durante il convegno organizzato dal settore Ambiente della Città Metropolitana di Cagliari, con l’obiettivo di fornire indicazioni gestionali sulla volpe attraverso un quadro della distribuzione e della densità della popolazione negli istituti di protezione e venatori ricadenti nel proprio territorio.

Quattro le aree oggetto dell’osservazione, iniziata nel 2020, negli istituti di protezione Staini San Giorgio a Maracalagonis e Su Staini Sallu a Sestu e in quelli venatori di Serpeddì a Sinnai e Parruccu a Uta.

«Per due anni si sono svolti censimenti sia classici che notturni sulla volpe, una specie preda, considerata problematica», spiega Mauro Murru, tecnico faunistico. «Si sono sperimentati anche nuovi tipi di monitoraggio – continua Murru – con il drone o con le fototrappole. Attraverso gli indici si può arrivare a capire la densità della popolazione, se sta diminuendo o crescendo, ma avere numeri precisi non è possibile».

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