In Sardegna le ondate di pandemia arrivano in ritardo e in ritardo cominciano ad andarsene. E i pronto soccorso soffrono in maniera ancora grave. Lo dicono i numeri dell'app per smartphone "Monitor pronto soccorso" in pieno boom di casi di Covid.

Gli ospedali da incubo per quanto riguarda l'emergenza-urgenza sono gli unici due rimasti a Cagliari che hanno un pronto soccorso aperto (Brotzu e Policlinico Casula), e poi il Santissima Annunziata di Sassari, il Giovanni Paolo II a Olbia e il San Francesco di Nuoro: per diverse ore della giornata, particolarmente nel pomeriggio-sera, sei ore di attesa per i codici verdi e bianchi non bastano. In certi orari possono attendere anche i gialli, cioè i secondi per gravità del problema di cui soffre il paziente.

GLI ALTRI – Ma va male quasi ovunque, con qualche eccezione: per un problema urgente ma non da assistere a tempo di record, un cagliaritano farebbe bene a considerare una trasferta al pronto soccorso del San Marcellino di Muravera. All'ospedale di Lanusei pochi i pazienti ma è poco anche il personale, quindi si attende a lungo per chi non è in pericolo di vita.

Un incubo il civile di Alghero, poco diversi il Sirai di Carbonia e il Cto di Iglesias (parliamo sempre e solo di pronto soccorso), decenza al San Giuseppe di Isili, maluccio San Gavino e il Dettori di Tempio, un po' meglio il Segni di Ozieri.

Il disagio, da quando c'è la pandemia, è un "patrimonio comune" per i sardi che hanno bisogno di assistenza sanitaria per problemi che fanno soffrire, ma senza mettere a rischio la vita. E lo sarà ancora per settimane, fino a quando i vaccini e i numerosissimi contagi da Omicron non avranno immunizzato la popolazione in modo consistente. 

IL SAN MARTINO – Intanto il Pronto soccorso del San Martino, da settimane in grossa difficoltà, sarà una sorta di "triage avanzato", con i cosiddetti medici in affitto a fare da filtro per valutare i pazienti e affidarli poi agli specialisti dei vari reparti.

Alla società Mst, che da diversi mesi fornisce questo servizio anche al Punto di primo intervento di Ghilarza, è stato affidato il compito di reclutare medici: “Non sono richiesti specialisti o figure particolari, si tratta di effettuare un triage avanzato e chiamare lo specialista appropriato che si farà carico del paziente” recita l'annuncio sul sito Sostituzioni mediche Sardegna che precisa il compenso, 700 euro per turno di 12 ore.

Un metodo bocciato dal presidente nazionale della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu) Fabio De Iaco che lo definisce “la morte del Pronto soccorso. In un colpo solo si cancellano trent'anni di lavoro, studio e servizio”.

(Unioneonline)

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