Il reparto di Terapia del dolore non esisteva, ma il bando per assegnare il primariato era stato avviato lo stesso. E lui si sarebbe adoperato per fare in modo che i criteri di partecipazione fossero ritagliati su Tomaso Cocco, anestesista del Binaghi, che doveva vincerlo. Per questo l’attuale presidente dell’Anpal (Agenzia nazionale per il Lavoro) Massimo Temussi è iscritto nel registro degli indagati con le accuse di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto nell’ambito della maxi inchiesta della Dda di Cagliari, che questa mattina ha portato agli arresti, eseguiti dai carabinieri del Ros,  di 31 componenti di un presunto sodalizio criminale, che per i suoi affari spaziava dal traffico di droga alla corruzione, anche con l’utilizzo del metodo mafioso. 

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, tra gennaio del 2020 e giugno del 2021 Temussi, allora commissario dell’Ats, avrebbe fatto pressioni per accreditare la struttura semplice di terapia del dolore del Binaghi pur consapevole che «difettassero i requisiti strutturali, impiantistici, tecnologici e organizzativi», si legge nelle carte dell’inchiesta, «per erogare prestazioni nell’ambito del servizio sanitario nazionale». 

Una forzatura che potrebbe essere stata necessaria per offrire un servizio, se non fosse che a gennaio del 2021 – in mancanza di accreditamenti – Temussi aveva firmato la delibera che indiceva la selezione per l’assegnazione della direzione del reparto. E successivamente si sarebbe attivato con dirigenti e funzionari dell’assessorato alla Sanità «per fare in modo che» il bando «prevedesse il possesso di requisiti che il solo Cocco fosse in grado di soddisfare».

Cocco, a sua volta, avrebbe fatto pressioni per ottenere quel posto. Temussi – ed ecco la rivelazione di segreto – lo avrebbe informato passo per passo sui retroscena della preparazione della selezione: «Notizie che dovevano per legge rimanere segrete», si legge nell’ordinanza. 

«Io sono estraneo alla vicenda da cui scaturiscono gli arresti, ho appreso dalla stampa di essere indagato per abuso d'ufficio e sono pronto a chiarire la mia posizione, auspico di poter essere ascoltato al più presto dagli inquirenti. Ad oggi non ho ricevuto alcun atto ufficiale e continuo con serenità il mio lavoro», è la replica di Temussi.

© Riproduzione riservata