Baluardo contro i pirati del mare, ma, a volte, chiamati a svolgere un ruolo che grava sulla minima economia da guerra di famiglie che, per tirare avanti, violano le norme che regolano la pesca sul mare.

Il bilancio della Guardi Costiera di Bosa per questo 2016 che si avvia alla fine denota una continua attività di contrasto alla pesca abusiva e, per contro, costituisce anche un segnale della crisi economica di una città dove in molti arrotondano magari minime pensioni sociali di genitori o nonni, catturando prede sul fiume od alla foce, ricci, attinie e vendendole nel mercato sommerso.

I dati forniti dal comandante dell’Ufficio Marittimo e della Guardia Costiera parlano da soli e non riguardano solo la campagna di contrasto alla pesca abusiva dei ricci di mare.

Nel corso del 2016, il Comando Marittimo ha sequestrato 3 nasse e 900 metri di rete sistemate sul fiume, inoltrando alla Procura della Repubblica di Oristano ben 5 denunce, in tempi diversi, a carico di ignoti e sequestrando attrezzatture da pesca sistemate nel corso d’acqua in ed in mare, in violazione alle norme in materia di sicurezza della navigazione.

Sono state notificate sanzioni amministrative per oltre 6 mila euro, in gran parte riferite alla pesca illecita del riccio di mare, sia per i quantitativi superiori ai consentiti, sia per la pesca avvenuta in giorni diversi da quelli consentiti.
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