Nel Guilcier c’è preoccupazione per il comparto zootecnico. Di questo si è parlato martedì a Cagliari quando una delegazione dei sindaci dell’Unione dei Comuni del Guilcier è stata ricevuta in audizione dalla Commissione regionale Agricoltura. Per l’occasione hanno consegnato un documento dettagliato nel quale avanzano una serie di richieste alla politica. Si chiede la formazione di una commissione d’inchiesta consiliare per discutere del problema della Blue-Tongue e delle altre malattie che riguardano anche le piante, di annullare il decreto n° 22 del 10 settembre 2014 dell’Assessorato alla Sanità sulla vaccinazione obbligatoria, «portatore di imposizioni e tensioni, perché il mondo delle campagne ha bisogno di una fidelizzazione con il proprio veterinario, così come avviene in umana con il medico di famiglia», sottolinea il presidente dell’Unione del Guilcier Serafino Oppo.

Tra le richieste quella di attivare nei porti e aeroporti delle zone di quarantena «con il compito di controllare dal punto di vista sanitario tutto ciò che arriva in Sardegna, potenzialmente pericoloso, garantendo così il territorio Sardo da malattie trasmissibili ad animali e piante». Dal Guilcier chiedono quindi di aprire un tavolo per discutere modifiche ed integrazioni al nuovo Psr. In questo caso tra i punti fondamentali da prendere in considerazione le strade rurali. «È necessario un intervento radicale per realizzare la sistemazione delle strade che collegano le aziende. L’intervento è fondamentale per abbattere i costi di produzione: in Sardegna raccogliere un litro di latte ovi-caprino costa mediamente da € 0,04 a € 0,08 con questo intervento si dimezzerebbe il costo del 50% e oltre, con un vantaggio evidente sul prezzo del latte. I Comuni non hanno più le risorse necessarie per la manutenzione delle strade di campagna», sottolineano gli amministratori comunali.

E poi la richiesta da avanzare ad Enel  per l’allaccio dell’energia elettrica: «Centinaia di aziende ancora oggi ne sono prive. L’Enel è dagli anni ‘60 che non fa interventi strutturali in campagna», evidenziano nel documento. Chiedono quindi che si utilizzino le energie rinnovabili a fine produttivo: fotovoltaico, minieolico, biomasse, eccetera. E ancora acqua potabile. «Tutte le aziende agro-pastorali del territorio sardo dovrebbero avere a disposizione acqua potabile. Sembra un’ovvietà, ma così non è, perché molte aziende ne sono prive», scrivono i sindaci. E poi chiedono di incentivare la produzione di granelle e foraggere proteiche e di incentivare e consolidare la presenza dei giovani in campagna. «Per incentivare il lavoro dei giovani in campagna è necessario: raddoppiare l’importo iniziale previsto da 35.000 a 70.000 euro, come già previsto in altre regioni cambiare completamente le regole per far sì che a beneficiarne siano in primis i giovani che già lavorano in campagna a prescindere dal fatto che siano iscritti o meno all’Inps e raddoppiare l’impegno per l’attività da 5 anni a 10, così si è sicuri che l’investimento è certo e non fittizio rimodulare o integrare tutti gli altri aspetti che portino ad una effettiva facilità di inserimento dei giovani che vogliono effettivamente operare in agricoltura”, si sottolinea dal Guilcier.

Tra le richieste la rimodulazione dei debiti sia a breve che a lunga scadenza. «Per rilanciare il settore agropastorale», precisano, «è importante che, definitivamente, si risolva la situazione debitoria delle aziende del settore, dando la possibilità alle imprese di pagare in soluzioni ventennali a tasso minimo europeo. Con questo intervento si darebbe alle aziende la possibilità di risolvere il loro problema debitorio e di potersi riaffacciare al credito per attuare gli interventi di miglioramento indispensabili per poter stare al passo con i tempi e con l’evoluzione tecnologica».

Tra le richieste anche interventi di bonifica radicale nelle aziende. «Le campagne già dagli anni ‘50 sono piene di materiali inquinanti (tetti in amianto, eccetera) derivati da opere finanziate con soldi pubblici nei vari interventi di sviluppo rurale», sottolineano gli amministratori dell’Alto oristanese. «Oggi è necessario, per garantire i lavoratori, i prodotti agricoli e l’ambiente in generale, che si possano attuare interventi radicali di smaltimento e di ripristino dei siti interessati, con specifici contributi in conto capitale».

E poi la questione dei pagamenti Argea. I sindaci spiegano: «È necessario che la “politica regionale” imponga ad Argea di far arrivare ai pastori i “premi” entro e non oltre il mese di settembre, come già regioni più virtuose fanno. Questo aspetto è di fondamentale importanza in quanto con l’inizio della nuova stagione agraria, sono indispensabili le risorse economiche per gli acquisti delle sementi, del carburante, dei concimi, degli attrezzi per la lavorazione della terra e di tutto quanto è necessario per la gestione dell’attività aziendale. Non meno importante la lotta alla burocrazia.  

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