Undici condanne e un'assoluzione. È l'atto finale della lunga vicenda giudiziaria sul “Sexy business”, l'inchiesta su due locali notturni cittadini, il Barbarella di via Cagliari e il Priveé di via Grazia Deledda. Un processo che ha chiamato alla sbarra ben dodici imputati e che ieri pomeriggio si è chiuso in primo grado. Le accuse andavano dall'associazione a delinquere per induzione alla prostituzione allo sfruttamento della prostituzione, ma le condanne sono arrivate solo per quest'ultimo capo d'imputazione. Tutti assolti invece per l'associazione a delinquere, ed è risultato prescritto il reato di favoreggiamento alla introduzione clandestina di stranieri.

IL VERDETTO Dopo oltre quattro ore di dibattimento, ieri il collegio dei giudici, presieduto dal giudice Luigi Mastrolilli, ha emesso la sentenza, accogliendo in gran parte le richieste formulate dal pubblico ministero Paolo De Falco. Condannati rispettivamente a 5 anni e a 4 anni e 6 mesi di reclusione i fratelli Guido e Aldo Pilia (originari di Mandas e residenti a Oristano, assistiti dal legale Rinaldo Saiu), 4 anni ad Antonio Concas (originario di Arbus, difeso da Pinuccio Motzo). Un anno in più rispetto la richiesta del pm per l'ungherese Martina Muhl Hella (difesa dall'avvocato Carlo Barberio) condannata a 3 anni e 6 mesi. Per Valerio Massimo Piccolo di Porto Torres 4 anni e per il sassarese Gavino Mario Capra 2 anni (entrambi difesi da Salvo Fois). Per Massimiliano Nicolucci di Ghilarza e Vittorio Canu di Porto Torres (assistiti da Anna Maria Uras), Giuliano Mirai di Oristano (difeso da Alessandra Borrodde), Antonio Pinna di San Vero Milis (con il legale Mario Gusi) e Andrea Azara (di Olbia, difeso da Matteo Tola) la condanna è stata di 2 anni di reclusione. Luciano Zoccheddu , di Marrubiu assistito da Emanuele Tuscano è stato assolto perché il fatto non sussiste. La sentenza sarà depositata fra novanta giorni e i legali sono pronti a dare battaglia e a ricorrere in appello.

LA STORIA Tutto ha inizio nel 2001, quando la Squadra Mobile di Oristano fa partire una delicata indagine in alcuni night della città poi finiti sotto inchiesta. Lo polizia oristanese, in collaborazione con i colleghi di Sassari, aveva fatto infatti emergere un giro di prostituzione nei locali notturni di via Cagliari e via Grazia Deledda. Da subito si era parlato di pesanti accuse: secondo quanto raccolto dagli inquirenti era emerso un giro di ragazze straniere, per la maggior parte reclutate dai paesi dell'Est Europa, arrivate in Sardegna con il compito di intrattenere i frequentatori dei locali e incoraggiarli a bere. Ma non solo, ai clienti sarebbe stato fatto capire che le serate avrebbero potuto andare oltre il cocktail o la bottiglia di champagne.

LA DROGA nel corso dell'indagine emerse anche un consistente giro di droga, soprattutto cocaina. A seguito delle intercettazioni telefoniche, nel dicembre 2002, gli agenti della squadra mobile, con l'ausilio dei cani antidroga del Caip avevano effettuato diverse perquisizioni in alcune abitazioni private, recuperando circa 30 grammi di cocaina, alcuni bilancini e attrezzatura necessaria per confezionare le dosi. Da qui scaturì un filone parallelo all'inchiesta principale.

Ieri in primo grado la conferma dell'accusa di sfruttamento della prostituzione. Ma è stato già annunciato il ricorso in Appello.

VALERIA PINNA
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