«Io e il mio bimbo siamo salvi grazie ai medici, ma il punto nascita di Lanusei resta chiuso»
Stefania Barrili venerdì aveva un’emorragia in corso, il bimbo trasferito in elisoccorso a Monserrato dopo il cesareo urgente: «Le donne ogliastrine hanno il diritto di partorire qui, al Nostra Signora della Mercede»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sta bene Stefania Barrili. È la mamma di Elio, il bimbo nato venerdì scorso nel reparto chiuso dell’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lanusei. «Ci hanno salvato la vita». Lo dice col cuore in mano, la donna di 41 anni, di Tortolì, che non ha ancora potuto coccolare il suo secondogenito. Il fagottino di tre chilogrammi, subito dopo il parto avvenuto in estrema emergenza, è stato trasferito in elicottero al Policlinico di Monserrato. Mamma e figlio sono separati da 140 chilometri. Una distanza diventata consuetudine da tre anni quando a Lanusei viene al mondo una nuova creatura.
È ancora ricoverata a Lanusei, Stefania. Venerdì scorso è arrivata in ambulanza al Pronto soccorso. Aveva un’emorragia in corso. Una condizione critica che non consentiva trasferimenti verso altri presidi. Riunita in tutta fretta l’équipe, la donna è stata portata in sala operatoria. Dal suo ingresso alla nascita di Elio sono passati 360 secondi. Un flash. Il rischio che potessero sorgere complicanze, anche drammatiche, è stato altissimo. La professionalità e la prontezza del personale sanitario sono stati fattori determinanti. «È con grandissima emozione che vorrei rivolgere un infinito ringraziamento a tutto il personale dell’ospedale di Lanusei che venerdì ha salvato la mia vita e quella di mio figlio. La professionalità, tempestività e dedizione di questi straordinari professionisti mi consentono oggi di poter raccontare questa vicenda».
Stefania Barrili ora può dire di essere una donna felice. La paura è alle spalle. È la stessa che hanno vissuto altre mamme trattenute in emergenza a Lanusei, sebbene da queste parti sia vietato nascere. Almeno in una situazione di ordinaria amministrazione. «A emergenza cessata, quel che resta è un punto nascita chiuso e di conseguenza una madre che non ha ancora potuto stringere tra le braccia il proprio figlio di pochi giorni, a causa delle “valutazioni” che la Regione starebbero facendo da oltre tre anni», dice. «Quali altre emergenze dovranno affrontare le donne ogliastrine prima che la Regione si assuma la responsabilità di tutelare il loro diritto alla salute, o più semplicemente alla vita?».
Lei offre la sua testimonianza così come hanno fatto altre mamme, in precedenza. Ma si sono schierati anche i papà. È il caso di Andrea Murru, assessore comunale di Bari Sardo, che lo scorso dicembre con la moglie Alessia ha vissuto un calvario nelle ore precedenti la nascita della loro Nora. Dal suo letto d’ospedale, Stefania lancia un appello ai vertici della sanità regionale: «Qui si sacrificano e salvano vite, ma non sempre può andar bene. Le donne ogliastrine hanno il diritto di partorire qui: riaprite il punto nascita». Diritto rivendicato anche da Marcello Ladu, sindaco di Tortolì: «Il punto nascita di Lanusei dev’essere riaperto senza ulteriori attese».