"Costretto a chiudere l'azienda", la vicenda di un suinicoltore di Talana
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Da una decina di giorni, un suinicoltore di Talana "non ha la possibilità di movimentare i propri animali", circostanza che lo ha condotto alla chiusura dell'azienda.
La vicenda, resa nota da Coldiretti Sardegna, nasce da un "blocco della movimentazione, che comporta l'impossibilità di vendere i maialetti, quindi di rispettare contratti, prescrizioni del benessere animale e di tutte le altre direttive sanitarie e non solo, a cui è sottoposto l'allevamento".
Pochi giorni fa, in un allevamento di Villagrande Strisaili, "perfettamente in regola, "è stato riscontrato un focolaio di peste suina. La conseguenza è stata l'ordine di abbattimento di 27 suini datato 19 maggio, e la delibera di due giorni dopo dell'assessorato regionale alla Sanità, in ottemperanza a quanto imposto dal ministero della Salute, del divieto di movimentare gli animali nel raggio di 10 km dall'allevamento in cui è scoppiato il focolaio: che tradotto significa divieto di vendita dei maialetti".
E nella rete dei blocchi c'è anche l'azienda dell'allevatore di Talana.
L'uomo, prosegue Coldiretti, "ha inoltrato la richiesta di deroga per il blocco della movimentazione in quanto il focolaio è stato riscontrato in un allevamento regolare e non allo stato brado, e dunque sono ridotti al lumicino i pericoli di contagio. Ma, come spesso accade, si sta scontrando con la lenta burocrazia del ministero che da una parte applica in modo cieco le stesse regole indistintamente e dall'altra non dà la possibilità alle aziende di poter usufruire neppure delle deroghe".
L'allevatore ha quindi intenzione di presentare un esposto alla Procura, dopo aver inoltrato domanda a diversi enti e constatato i lunghi tempi di attesa per una risposta, nel frattempo chi si trova nelle sue condizioni è costretto "a chiudere i cancelli non per incapacità imprenditoriale ma per burocrazia".
"Purtroppo per l'ennesima volta dobbiamo sottostare alle regole della cieca burocrazia - dicono da Coldiretti Nuoro Ogliastra -. Non vediamo come si possano applicare indistintamente le stesse regole. In questo caso non esiste rischio di contagio in quanto il focolaio riguarda un allevamento al chiuso e non allo stato brado, ma mettiamo a rischio un'azienda modello che, nonostante la presenza della peste suina da 40 anni, ha creduto nel settore e ha investito, ponendosi come esempio positivo per gli altri".
(Unioneonline/s.s.)