L’istanza di revisione del processo presentata da Gianfranco Cherubini è stata respinta, in quanto ritenuta inammissibile, dalla Corte d’Appello di Roma. I giudici della quarta sezione, che hanno esaminato i documenti forniti dal 60enne di Nuoro che sta scontando l’ergastolo a Cagliari per l’omicidio della moglie, Maria Pina Sedda, avvenuto nella cantina di casa 19 anni fa, hanno esposto le loro motivazioni in una ventina di pagine.

Il legale di Cherubini, Luigi Alfano, non ha rilasciato dichiarazioni ritenendo necessario leggere prima le motivazioni e da lì valuterà se presentare un eventuale ricorso.

Soddisfatto invece l’avvocato di parte civile in rappresentanza dei familiari e della figlia di Maria Pina Sedda, che era affetta da un deficit uditivo. "L'esito non poteva che essere questo – ha detto Gian Luigi Mastio -, eravamo fiduciosi che la Corte avrebbe valutato con attenzione le nostre ragioni e non avrebbe attribuito alcun significato agli elementi del tutto inconsistenti che sono stati posti a base dell'istanza di revisione. Speriamo che si chiuda definitivamente questa vicenda, che è servita a infliggere inutilmente nuove ferite ai familiari di Maria Pina Sedda e alla figlia".

I giudici hanno quindi accolto gli argomenti della parte civile e del procuratore generale Andrea De Gasperis, che si era espresso per l'inammissibilità.

L’avvocato Alfano aveva presentato la richiesta di revisione sulla base di tre tracce di sangue e un profilo genetico inedito la cui individuazione avrebbe potuto scagionare Cherubini, che si è sempre professato innocente. A raccogliere le nuove prove sono stati Davide Cannella, investigatore noto per essere stato consulente di parte di Pietro Pacciani e Mario Vanni nel processo al "mostro di Firenze", ed Eugenio D'Orio, genetista forense.

All’attenzione della Corte anche gli esiti delle analisi sulle tracce ematiche rilevate nel percorso a ritroso dalla cantina, in cui Maria Pina venne ritrovata dal marito che diede l'allarme, fino alle scale e verso la via di fuga. "Le nuove prove per noi sono del tutto irrilevanti - aveva argomentato l'avvocato di parte civile - trattandosi di una circostanza, il sangue presente nelle scale, che era già stata affrontata nel giudizio di merito. Il fatto che quelle tracce non appartengano a Cherubini non è rilevante, potrebbero essere del complice. Ricordo - aveva sottolineato ancora il legale - che Cherubini è stato condannato in concorso con un'altra persona rimasta ignota". 

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata