«Quando mio nonno emigrò dalla Sardegna in Argentina, oltre 80 anni fa, viaggiò in nave per 45 giorni e da allora non fece più ritorno nel suo paese natìo, Macomer. Oggi emigrare è più facile, ci sono gli aerei, internet e i cellulari, ma lasciare i miei cari per venire a vivere in questa splendida Isola e conoscere così le mie radici e la storia della mia famiglia non è stata una passeggiata». Apre così il suo intervento Manuel Dore, il cuoco 34enne italo-argentino, ospite dell’Istituto Satta in occasione della presentazione del progetto sull’immigrazione della rete Fri.Sa.Li. “Storie e Memorie”.

«Una ricerca sull’immigrazione italiana del secondo dopoguerra – spiegano Maria Giovanna Carta e Chiara Deriu, coordinatrici del progetto -, che raccoglie storie di italiani all’estero e analizza la loro integrazione e l’evoluzione della cultura italiana in Canada, Stati Uniti, Australia e Argentina. Lo scorso settembre, con una delegazione di studenti siamo stati in Argentina, e mentre eravamo ospiti in un programma televisivo, siamo stati notati dai genitori di Manuel, che subito ci hanno contattato, ospitandoci e raccontandoci del recente trasferimento di Manuel a Macomer». Un incontro del tutto casuale e inaspettato. «Non contavamo certo di incontrare dei sardi - raccontano gli studenti - e il caso ha voluto che incontrassimo proprio un macomerese. Così, appena rientrati in Sardegna, abbiamo cercato Manuel che oggi è qui con noi a condividere la sua esperienza». Un’esperienza più che positiva che ha convinto Manuel ad abbandonare l’Argentina per trasferirsi stabilmente nella terra del nonno paterno, dove oggi lavora come cuoco.

«Ho incontrato tante persone ospitali e accoglienti – conclude speranzoso il giovane -, la Sardegna è un paradiso e usi e costumi sono simili alla mia terra natìa. Sogno di crearmi una famiglia qui, di aprire due ristoranti, uno in Sardegna e uno in Argentina, e di scrivere un libro sulla storia gastronomica sarda e argentina».

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