Sarà una rassegna di canti tratti dal repertorio sacro e profano,

quella che prelude i riti della settimana santa, ma con una novità: il

canto a cuncordu macumeresu, una tradizione canora persa oltre

sessant’anni fa e recuperata dall’associazione culturale “Coro

Melchiorre Murenu”, dopo lunghi anni di ricerca.

Domenica prossima alle 19, nella chiesa San Pantaleo a Macomer, la Polifonica, il Cuncordu Macumeresu e il Coro Folk Melchiorre

Murenu, sotto la direzione del maestro Francesco Vacca Baldus, si

esibiranno nei “Cantigos de chida Santa”.

"I canti polivocali a cuncordu mancavano dagli scenari sacri di Macomer dalla fine degli anni 50 - racconta Pierangelo Cabiddu, ricercatore dell’associazione Murenu -, quando scomparvero le confraternite che li fondarono".

Dopo anni di studi, ricerche e interviste agli anziani del paese,

custodi delle antiche tradizioni popolari, l’associazione Murenu ha

realizzato un importante archivio storico. "Abbiamo condotto

lunghe ricerche e registrazioni – spiega Cabiddu - sia sul canto

monodico religioso e popolare, di cui esiste un nutrito repertorio in

lingua sarda, tra cui laudes, gosos, crubas, orationes, pregadorios,

anninnias, sia sul canto polivocale religioso a cuncordu, legato alle

confraternite e dal quale deriva anche il canto profano. In un

documento datato 1954, ad esempio, lo scrittore Salvatore

Cambosu, per la commemorazione del centenario della morte di

Melchiorre Murenu, elogia i versi cantati dal cuncordu di Macomer

durante i riti della settimana santa".

Un progetto reso possibile

grazie all’impegno e alla passione di quattro cantori del Coro

Murenu: Paolo Rossi, Luca Meloni, Salvatore Deriu e Renzo

Penduzzu. "Il nostro obiettivo - spiegano gli artisti - è avviare un

percorso di canto a cuncordu, che possa di nuovo essere

tramandato alle generazioni future. Questo è l’unico modo per

tenere viva la nostra cultura e le nostre origini".

Nata nel 1973,

con l’intento di salvaguardare, promuovere e tramandare la

conoscenza del canto popolare locale, l’associazione, Murenu, che

prende il nome dal poeta in lingua sarda, considerato l’Omero del

Marghine, promuove anche importanti manifestazioni legate alle

tradizioni del territorio. "Abbiamo riportato alla luce canti, balli,

costumi sardi e le usanze tipiche macomeresi che erano andati

persi – conclude Cabiddu - restituendoli al patrimonio cittadino".
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