Licenziate dal Carrefour nel 2008, ma ora l'azienda - negli atti la Ssc Società sviluppo commerciale - dovrà reintegrarle e pagare le indennità che vanno dalla data della comunicazione del cessato rapporto di lavoro a oggi e i contributi all'Inps. Lo ha stabilito una sentenza del giudice del lavoro, depositata ieri al Tribunale di Cagliari. Le due dipendenti part-time, impiegate nell'ipermercato di Quartu, difese dall'avvocato Gianni Benevole, erano state licenziate dopo che l'azienda aveva proposto una turnazione, non accettata dalle due lavoratrici, diversa da quella adottata precedentemente.

La società aveva motivato la sua scelta spiegando - si legge sempre nella sentenza - di aver registrato un calo di fatturato a causa della distribuzione del personale: troppi in cassa nella fascia mattutina, pochi in quella serale. E allora aveva proposto una rotazione anche per il pomeriggio. Diversi dipendenti, però, si erano opposti e si era aperta una vertenza - questo in sintesi riepiloga il dispositivo - che ha portato poi alla procedura di licenziamento collettivo con diciotto lavoratori inizialmente "fuori", ma con due successivi reintegri. L'azienda ha anche negato di aver licenziato solo i lavoratori che avevano o avevano avuto un contenzioso giudiziario con l'azienda. Secondo il tribunale però i criteri che hanno portato a questa scelta sono "discriminatori" e "illeciti".

Ricorda il dispositivo che "al fine dell'individuazione dei dipendenti da licenziare tra gli addetti al settore casse è stato attribuito un punteggio che tiene conto dei carichi di famiglia e dell'anzianità in misura modesta ed è stato dato peso preponderante, cioè dieci punti, all'aver sottoscritto l'accordo individuale di adesione alla turnazione". La sentenza difende la ratio del part time come tipo di contratto introdotto per incentivare l'occupazione di coloro che possono dedicare al lavoro solo una parte della giornata. Nel caso di una delle ricorrenti era stato prescritto il riposo pomeridiano per ragioni di salute. "E' chiaro - spiega la sentenza - che l'impiego a tempo parziale diverrebbe assai meno conveniente o addirittura impossibile per il lavoratore se il datore di lavoro fosse libero di imporre unilateralmente una variazione dell'orario. Per questa ragione il legislatore ha ammesso tale variazione solo nell'ambito della contrattazione collettiva e solo con il consenso del lavoratore, prevedendo che quest'ultimo possa rifiutato senza per questo incorrere nel licenziamento".
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