La loro esperienza vanta un servizio medio di almeno trent’anni. 
Dopo il devastante incendio che ha distrutto irrimediabilmente il Montiferru hanno voglia di parlare. Ma lo fanno in forma anonima “per evitare - dicono - ripercussioni sul posto di lavoro”. 

Stiamo parlando degli operai dell’agenzia Forestas, fra gli “eroi” in prima linea nell’emergenza roghi che ha colpito al cuore diversi Comuni dell’Isola. Eroi che, però, spesso e volentieri devono scendere in “guerra” con armi inadatte ad affrontare le più dure battaglie contro le fiamme.

“Siamo costretti – si sfogano alcuni di loro, ancora alle prese con l’estinzione degli ultimi focolai e con le problematiche operazioni di bonifica – a lavorare con mezzi vetusti, vecchi e obsoleti, mentre i volontari della protezione civile hanno mezzi moderni e sempre lucidi”.

"Abbiamo trascorso sei lustri in mezzo alle foreste della Sardegna e le abbiamo curate e difese con tutto il nostro impegno ma adesso non siamo ascoltati”, proseguono, amareggiati, alcuni di questi eroi troppo spesso senza voce e senza le dovute tutele.

“Tutti vogliono comandare – proseguono – stando comodamente seduti nella propria scrivania con l’aria condizionata accesa. Noi, invece, siamo sempre in prima linea, anche quando, passata l’emergenza, tutti tornano a dimenticarsi di noi”. 

Problemi anche per quanto riguarda le bonifiche: “Hanno inviato personale dell’agenzia, ma non del posto, quindi personale che non conosceva il territorio e non sapeva dove passare quindi le operazioni di spegnimento hanno risentito parecchio. Noi dobbiamo essere coordinati da nostri dirigenti del posto e non da forestali che arrivano da zone lontane rispetto alla zona dell’incendio. Sono arrivati addirittura agenti del corpo forestale da Sorgono e non conoscevano il territorio creando tante difficoltà ai lavori”.

E lo sfogo prosegue: “La bonifica é stata fatta male perché il coordinamento non ha avuto la capacità di capire che le bonifiche andavano fatte correttamente. Invece non sono state fatte. 
Il caso più eclatante é stato quello di una ripartenza dell’incendio da una zona di pascolo, la più semplice da bonificare ma non è stata fatta”. 

Poi un’altra amara constatazione: “Se questo incendio fosse stato in Costa Smeralda forse avrebbero fatto partire i mezzi aerei e personale a terra con molta più celerità, forse non contiamo poi così tanto”. 

Gli operai pranzano sotto l’ombra di quel che rimane di un bosco del Montiferru. Il volto è ancora segnato dalla fatica immane dei giorni scorsi trascorsi a combattere il mostruoso incendio che ha distrutto una importante superficie dell’isola. Il loro volto è sporco di fuliggine. 

“Non siamo mai ascoltati dal corpo forestale, dai dirigenti”, è l’ultima chiosa. “Siamo quelli che si devono sporcare le mani ed eseguire gli ordini, mentre le strade restano abbandonate e le campagne lasciate al proprio destino”.

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