Sempre meno, ma con un aumento di decessi annuali che supera di gran lunga quello di tutte le altre regioni italiane. Nel 2012 in Sardegna si sono registrati 15.887 morti nell’arco di 12 mesi. Dieci anni dopo, nel 2022, sono stati 20.524. L’incremento è del 29,18%. Un terzo in più.

Percentuale alla quale altri territori della Penisola (e la Sicilia) non si avvicinano nemmeno. Tolta la provincia di Bolzano (+21,52%), che ha numeri così irrisori da avere scarsa rilevanza statistica per un confronto, la regione che ha fatto registrare il secondo maggiore incremento è stata la Puglia, passata da 37.998 a  44.607: una crescita di “appena” il 17,39%, quindi di circa 12 punti percentuali inferiore rispetto a quella sarda. 

La progressione dei decessi nell’Isola è stata costante. Il 2022 ha fatto registrare una drammatica accelerata. Nel 2021 i morti erano stati 18.785, l’anno precedente 18.994. Da notare: in questo biennio c’era il Covid, in teoria, a fare impazzire le statistiche. Mentre nel 2019 i sardi che erano passati a miglior vita erano stati 17.206. 

A peggiorare un quadro già desolante c’è un ulteriore dato: nel 2012 i residenti in Sardegna erano  un milione e 655mila circa. L’anno scorso – l’ultima rilevazione è riferita a ottobre – sono scesi a un milione e 577mila. 

L’Istat ha appena detto che l’Isola è la regione dove nascono meno bambini

Risultato: sempre meno, con morti che aumentano (molto)  più che altrove e senza figli. Il disastro demografico è servito. Le cause? Sono varie. Ma gli esperti dicono che il tasso di mortalità cresce soprattutto perché stanno mancando le cure. E no, in Sardegna non c’è la media di età più alta. 

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