Trecentonove chilometri quadrati di mare occupato. Per installare 32 aerogeneratori galleggianti che alla punta della pala saranno alti 355 metri, a distanze comprese tra 19 e 29 miglia nautiche (fra 35 e 55 chilometri), sopra un fondale che varia dai 250 ai 1350 metri.

Sono i numeri, giganteschi, dell'impianto offshore che la società "Parco Eolico Flottante Mistral Srl" - per conto di altri - vuole installare nel mare della Sardegna, tra Capo Mannu e Capo Marrargiu, davanti a quasi 70 chilometri di costa, quella occidentale, suddivisi tra due province: Sassari e Oristano. Con il monumento naturale di S'Archittu in mezzo.

Ma l'intervento non è concluso. Ci sono anche un cavo sottomarino e le opere a terra, stazione di scambio compresa, che attraverseranno i territori di Alghero, Putifigari, Ittiri e Bessude. L'impatto sul paesaggio, si legge nei documenti, «sarà minimo». Ma c'è. E le pale sono visibili da terra anche nelle fotosimulazioni depositate dalla società. Che assicura: «Con un totale di 480 MW di capacità installata, il parco avrà una produzione netta di energia di 1.398,24 Gwh all'anno, garantendo corrente elettrica per oltre mezzo milione di famiglie italiane». Una previsione fornita da tecnici specializzati. Che dà adito a un quesito: se un solo impianto – come questo – potrebbe garantire la luce nelle case di un terzo della popolazione sarda, qual è il senso di altre 28 richieste di connessione alla rete Terna per parchi eolici offshore nella sola Isola, che si aggiungono alle altre quasi 800 tra eolico a terra e fotovoltaico?

Enrico Fresu

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