La guerra in Ucraina deve preoccupare i sardi, il doppio rispetto agli altri italiani. Perché «in caso di allargamento del conflitto e di coinvolgimento più diretto dell’Italia, i primi obiettivi da colpire sono quelli nei quali è concentrata la maggiore capacità militare del nemico. E chi più della Sardegna, con il suo 60% delle servitù militari, può essere un obiettivo da colpire precocemente?»

La posizione è dell’Anpi regionale e viene espressa attraverso una nota diramata alla vigilia del 25 aprile dal presidente regionale Antonello Murgia, critico con l’invio di armi in Ucraina che, «come previsto, non ha fatto finire rapidamente la guerra, ma ne ha aggravato il bilancio e l’ha prolungata». 

Il documento parla anche di “tre grandi basi Nato” nell’Isola: che in realtà non sono della “Nato”. E viene messa sotto accusa pure la «neoistituita base per l’addestramento avanzato di piloti da combattimento di mezzo mondo». 

Per l’Anpi sono tutti elementi che potrebbero portare i russi, o i loro eventuali alleati, a mettere la Sardegna nel mirino di Putin. 

L’Associazione nazionale partigiani è, ovvio, anche contro le esercitazioni in corso (QUI LA NOTIZIA) che per i vertici militari costituirebbero  «addirittura “straordinarie opportunità” non solo per i servizi di lavanderia, ristorazione e altri, ma anche per il turismo». 

Marongiu si chiede se  è «possibile puntare su un’economia di pace oppure dobbiamo accettare che la Rwm, invece che riconvertirsi, si offra di assumere, per produrre armi, gli operai che stanno perdendo il lavoro a Portovesme?». 

L’Anpi guarda anche al quadro economico della Sardegna: «Bankitalia ci informa che nel 2021 la Regione ha investito in progetti e programmi operativi regionali solo l'83,3% dei fondi europei e nazionali ricevuti, collocandosi così al quintultimo posto fra le Regioni italiane». E non ci sono ancora informazioni «su come la Regione intenda investire i fondi del Pnrr». 

La conseguenza è il riferimento ai «diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione», che «stanno diventando sempre meno esigibili,  e fra essi il diritto alla salute è il più martoriato».

L’Anpi Sardegna si dichiara «vicina ai cittadini che hanno bisogno di veder riconosciuti i loro diritti: lavoratori disoccupati, malati bisognosi di cure (urgenti e non), studenti che vedono il loro diritto allo studio negato dalla chiusura crescente di istituti scolastici».

C’è poi l’appello finale: «Liberiamoci dalla guerra, dai fascismi, dalla disumanità con la Costituzione».

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