La droga diventa un "pastone per maiali"Partite di foraggio, macchine e terra
Nell'ordinanza la fine della collaborazione tra Mesina e Milia per una partita di droga di pessima qualità."Foraggio", "macchine", "appartamenti", "documenti", "terra": sono solo alcuni dei nomi utilizzati dagli esponenti dell'organizzazione, al cui vertice c'era Graziano Mesina, per parlare delle partite di droga che da Milano arrivavano in Sardegna. Nelle 149 pagine di ordinanza il Giudice delle indagini preliminari di Cagliari, Giorgio Altieri - l'inchiesta è coordinata dalla Dda del capoluogo sardo - descrive dettagliatamente i vari episodi dal 2008 al 2010, soffermandosi sugli incontri avvenuti nell'Isola e a Milano e sui viaggi sia di Mesina sia degli altri personaggi coinvolti della vicenda, primo fra tutti Gigino Milia con il quale l'ex ergastolano avrebbe gestito il traffico di droga fino al 2009.
Al centro di alcune intercettazioni una partita di droga di pessima qualità che l'organizzazione avrebbe cercato di "recuperare" e che sarebbe costata la fine della collaborazione tra Mesina e Milia. In una telefonata parlando con uno dei suoi referenti calabresi, Milia riferisce dei problemi legati allo stupefacente. "Il ragazzo ha sbagliato", dice facendo riferimento all'albanese che gli aveva venduto la droga. E il calabrese risponde di provare "ad aggiustarla". Milia: "Ci abbiamo provato ed è diventato un pastone per maiali! No, no è da rottamare proprio. No, non va bene neanche cercando di... con l'altro... Non va bene perché diventa un pastone completamente. Ci ho perso anche l'altro".
Nell'intercettazione il calabrese propone di mandarla a lui. Nelle successive conversazioni Milia, riferendosi ancora alla droga di scarsa qualità e al traffico di stupefacenti dice: "C'ho tutta... quelle macchine li smontate... da rottamare che non servono a niente. Quella non si può fare proprio, zero zero, completamente. Se si calma - facendo in qualche modo riferimento ad alcuni problemi poi risultati essere un arresto in flagranza - la lascio parcheggiata poi magari mando i pezzi su".
Particolarmente interessanti anche le intercettazioni avvenute poco tempo dopo l'arresto di Antonello Mascia, che custodiva lo stupefacente di scarsa qualità ricevuto dall'albanese. In queste conversazioni entra in gioco anche l'avvocato Corrado Altea - nelle intercettazioni viene chiamato "l'avvocato" e "Il Corrado" - difensore di Antonello Mascia. Emerge che il legale non avrebbe parlato della linea difensiva, ma del luogo in cui aveva nascosto la droga. Milia parlando con l'albanese dice: "Deve pazientare un paio di giorni perché lui deve andare la. L'avvocato da lui, a sapere dove ha messo tutto il discorso... Deve andare a colloquio... Per farsi spiegare dov'è perché io non so niente. La moglie... sono andato e non sa niente. E non glielo vuole dire. Lo dice all'avvocato".