La Chiesa sarda abbraccia Francesco"Speriamo nella sua visita a Bonaria"
Anche la Chiesa sarda è in festa per l'elezione del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio. Le voci di vescovi e prelati sono state raccolte da Paolo Matta e riportate nell'articolo pubblicato sull'Unione Sarda che dedica all'avvenimento undici pagine.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha colpito tutti con la sua semplicità, la sua capacità di parlare al cuore, diretto e paterno. Francesco I ha impiegato appena un minuto, un minuto di silenzio per conquistare il cuore di Roma, dei romani, del mondo intero.
«Questa elezione è prima di tutto un grande segno di speranza», dice monsignor Arrigo Miglio , arcivescovo di Cagliari. «Ci ha sorpreso la rapidità con cui - stravolgendo le ipotesi che hanno preceduto questo Conclave - è stata trovata l'unità sul nome del successore di Benedetto XVI. Un ben segnale di unità, alla Chiesa e al mondo intero. Il mio primo pensiero», aggiunge ancora Miglio, «è andato alla prima Giornata mondiale della gioventù del 1987 celebrata proprio a Buenos Aires, la prima fuori Roma. In quella terra così ricca di storie di emigrazione, soprattutto di italiani, che ci rende il nuovo Papa ancora più vicino. E poi la scelta del nome, altro segnale di novità e di freschezza dello Spirito, la sua preghiera semplice in un stile personale che non si presta a paragoni con altri Papi».
«Un Papa che ha spalancato i cuori e le porte della Chiesa all'annuncio del Vangelo», dice ancora commosso Mauro Morfino , vescovo di Alghero-Bosa. «Questo avere sottolineato per ben quattro volte il suo essere vescovo di Roma, prima ancora che Papa, ci parla di una paternità sconfinata, di un voler essere pastore vicino al suo gregge. E poi quella richiesta di preghiera al popolo presente, quel silenzio benedicente dei centomila e oltre della piazza San Pietro, assieme alla scelta del nome, ci parla di un programma che oggi ha il sapore di un conforto immenso, quanto immensamente desiderato».
Nelle prime parole di Francesco I è risuonato più volte quel “camminare insieme”, popolo e pastore, quella disarmante richiesta di preghiera, quel deporre e baciare la stola della benedizione in segno di umiltà, quel chinarsi in silenzio.
«Mi ha colpito la sua semplicità cristallina», dice don Mario Ledda , canonico della Cattedrale di Cagliari. «Un uomo diretto che è riuscito, in quella bolgia urlante che era piazza San Pietro, a far fare un minuto di silenzio assoluto. Senza molte chiacchiere, poi, ha coinvolto tutti con le preghiere dell'asilo, Padre nostro, Ave Maria e Gloria al Padre. E ancora quell'insistente ribadire di essere vescovo di Roma, padre e pastore e non funzionario o prefetto di governo».
«Mariano e bonarino», questa, a caldo, la definizione del nuovo Papa per padre Giovannino Tolu , parroco di Bonaria. «Il suo primo pensiero, dopo il ricordo del suo predecessore, è stato di ringraziare la Madonna, di farsi subito pellegrino verso un santuario mariano. Quando ero Generale dei Mercedari, più volte a Buenos Aires ho cercato di incontrarlo ma senza mai riuscirci. So che i nostri padri del Convento di Cagliari lo avevano invitato per il Centenario della Madonna, patrona della Sardegna, per una sorta di gemellaggio con la capitale argentina: un motivo in più per sperare in una sua visita alla nostra Madonna di Bonaria».
Primo Papa gesuita nella storia della Chiesa, con alle spalle un esercito di 12mila sacerdoti sparsi in tutti i continenti. Già conosciuto e apprezzato, e non solo all'interno della Compagnia di Gesù, per la sua “scelta preferenziale” verso i poveri dell'America Latina.
«Un uomo semplice, che mi è parso da subito un autentico seguace di Sant'Ignazio, che ci ha insegnato a seguire Cristo povero e umiliato. Quel suo apparire nella Loggia delle Benedizioni», sottolinea padre Maurizio Teani , gesuita e preside della Facoltà Teologica della Sardegna, «con una semplice croce al collo, senza ermellino e altri segni esteriori, quel suo togliersi e baciare la stola dopo la benedizione “urbi et orbi” parlano di uno stile improntato alla semplicità e sobrietà di vita. Valori di cui, oggi più che mai, abbiamo bisogno per essere creduti e credibili».
(Paolo Matta)