Sarà l’esperto informatico Andrea Cappai ad esaminare, per conto della Procura, i telefonini del governatore Christian Solinas, del suo collaboratore Christian Stevelli, dell’imprenditore Roberto Zedda e del direttore generale dell’Ufficio dell’autorità di gestione del programma operativo Eni Cbd, bacino del Mediterraneo, Roberto Raimondi, tutti iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di corruzione nell’ambito di una inchiesta aperta su due filoni. Una per la vendita di una proprietà immobiliare del governatore a Capoterra che l’accusa ritiene ceduta a 10 volte il proprio valore in cambio a favori e appalti all’imprenditore Zedda, l’altro legato alla nomina di Raimondi in cambio – sempre secondo gli investigatori – della promessa di una laurea honoris causa e docenze universitarie al presidente della Giunta regionale.

Questa mattina, gli avvocati difensori dei quattro indagati sono stati convocati nell’ufficio del pubblico ministero Giangiacomo Pilia, dopo che il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di annullamento del sequestro e il gip quella di incidente probatorio, entrambe avanzate dai legali del governatore, Salvatore Casula e Roberto Nati (la seconda anche da quelli di Zedda, Guido Manca Bitti e Francesco Marongiu). Tutte le difese hanno indicato i propri consulenti di parte che parteciperanno con Cappai all’estrazione del “clone forense” dei vari cellulari e apparecchi informatici.

Nel corso della procedura del conferimento incarico, poi, la Procura e le difese si sarebbero confrontante sulle modalità di esame delle apparecchiature. Da una parte i legali degli indagati avrebbero chiesto che il contraddittorio fosse esteso oltre che alla copiatura dell’intero contenuto dei telefoni, anche alla selezione del materiale da consegnare in seguito alla polizia giudiziaria, escludendo quello eventualmente non direttamente collegato all’indagine per corruzione. Una proposta che non sarebbe stata accolta dagli inquirenti che, dunque, avranno ora la possibilità di esaminare tutto quello che verrà estratto dalle memorie.

Lo scontro tra la Procura e gli avvocati delle varie difese (ad eccezione di quella di Raimondi che ha immediatamente acconsentito all’esame tecnico) riguarda prevalentemente il rischio, pur solamente teorico, di un’eventuale indagine esplorativa, ritenuta illegittima dalla Cassazione. La Suprema Corte, con la decisione 30225 del 15 settembre 2020 (quella legata al sequestro probatorio della Procura di Firenze nell’ambito del procedimento sulla Fondazione Open di Matteo Renzi) ha ribadito «l’illegittimità di un sequestro avente primari fini esplorativi volto ad acquisire la notizia di reato in ordine ad un illecito non individuato nella sua specificità fattuale». Da qui la richiesta dei difensori di selezionare in sede di contraddittorio i file pertinenti da consegnare poi alla polizia giudiziaria. Una richiesta non accolta: una volta fatta la copia dell’itero contenuto dei telefoni, questa verrà consegnata integralmente agli investigatori della Guardia di Finanza. Poi, se durante gli accertamenti dovessero emergere ulteriori ipotesi di reato o altri fatti su cui sarà necessario approfondire, il pm procederà all’apertura di altri fascicoli.

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