Sono ventidue gli indagati nell'inchiesta della Guardia di finanza partita lo scorso febbraio dopo il sequestro di dieci chili di cocaina e l'arresto dei sette componenti della banda sardo-iberica. Un'operazione antidroga che ha aperto scenari clamorosi, con il coinvolgimento di 'insospettabili'. Nomi puliti che avrebbero collaborato con l'organizzazione che portava la droga in Sardegna. Gli indagati sono accusati di favoreggiamento e riciclaggio. Ad alcuni di loro sono stati intestati appartamenti e terreni acquistati con i proventi della vendita della cocaina.

SEQUESTRO A metà febbraio gli uomini del Gico del Nucleo di polizia tributaria della Finanza, comandati dal colonnello Alessandro Marin e dal maggiore Stefano Rebechesu, avevano messo a segno un maxi sequestro di cocaina. Dieci chili che dal Portogallo erano arrivati in Sardegna. Un carico che avrebbe fruttato tre milioni di euro. La banda, composta da sette persone, era finita in cella. Ognuno dei componenti aveva un compito preciso. Jose Cruz Chavez (55 anni di Barcellona) aveva procurato i dieci chili ai due presunti capi della banda cagliaritana, Piergiorgio Mura (44) di Sestu e Marco Eugenio Secci (52) di Desulo ma residente a Elmas, che avevano organizzato il trasporto della droga dal Portogallo alla Sardegna. Due fratelli meccanici di Capoterra, Marco e Franco Oggiano (49 e 50 anni), avevano modificato il serbatoio del pick-up dove nascondere la polvere bianca. Una coppia di fidanzati, Emanuela Uras (34) di Quartu e Luca Murgia (36) di Sinnai, si era messa alla guida del mezzo per far arrivare nell'Isola il carico. Per non destare sospetti nel rientrare in Sardegna avevano utilizzato tre rotte diverse.

L'INCHIESTA I finanzieri erano sicuri che l'organizzazione fosse molto più complessa e che ci fossero coinvolte altre persone. Dieci chili di cocaina non arrivano tutti i giorni in Sardegna. Dai conti correnti sequestrati (in quello di Mura e Secci erano depositati circa 80 mila euro), dall'analisi dei beni a loro intestati, da accertamenti e intercettazioni è emerso che la banda si era servita di complici senza precedenti, completamente “puliti” e al di sopra di ogni sospetto. Secondo le indiscrezioni che filtrano sull'inchiesta (l'operazione è ancora in corso) i soldi guadagnati con il traffico di cocaina venivano reinvestiti nell'acquisto di beni immobili, intestati a “persone perbene”.

PERQUISIZIONI Così nei giorni scorsi i militari delle Fiamme Gialle hanno fatto scattare una serie di perquisizioni in città e nell'hinterland. Ventidue le persone finite sotto la lente di ingrandimento degli uomini del Gico. Diversi i capi di imputazione, soprattutto favoreggiamento e riciclaggio. Proprio di questi due reati è accusato il dipendente del Consorzio industriale provinciale di Cagliari (l'ente è del tutto estraneo alla vicenda), Luciano Floris, 49 anni, avvocato cagliaritano. Mercoledì mattina i finanzieri hanno controllato a fondo il suo ufficio e, pezzo per pezzo, la sua auto, proseguendo l'accertamento anche nell'abitazione nel centro di Cagliari.

MATTEO VERCELLI
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