Cani da guardia contro la peste suina in porti e aeroporti della Sardegna, a caccia di carne di maiale che nell’Isola non può e non deve entrare. Doveva essere un’attività sperimentale, ora la Giunta regionale ha deciso di contrastare anche con i quattro zampe molecolari il pericolo di reintroduzione del virus: la Psa, eradicata da questa parte del Tirreno, adesso circola nella Penisola e l’obiettivo è non ripiombare nell’incubo. Quindi le parti si sono invertite: prima le “frontiere” erano chiuse in uscita, con i maialetti embargati, ora – in attesa dello sblocco per i sardi- si intensificano i controlli in entrata. 

Nel piano regionale di sorveglianza approvato dall’esecutivo si legge che «il virus riscontrato nell’Italia continentale è geneticamente diverso da quello che ha circolato in Sardegna, corrispondendo a quello circolante in Europa da alcuni anni (Genotipo II). Alla luce di questa preoccupante situazione epidemiologica su scala nazionale», viene aggiunto, «l’obiettivo generale per la Sardegna è quello di un rapido raggiungimento dello stato di eradicazione della peste suina dal territorio regionale e il mantenimento di un alto livello di sorveglianza volto all’eventuale individuazione precoce (Early detection) dell’ingresso del nuovo genotipo nel territorio isolano».  

La prevenzione passa prima di tutto da un piano di comunicazione (stanziati 60.000 euro). Materiale informativo verrà pubblicato sul sito Sardegnaturismo «al fine di intercettare il flusso turistico nella fase di pianificazione del viaggio e sui siti internet di tutte le Istituzioni coinvolte nell’attività di prevenzione». Mentre «sui siti internet degli aeroporti e dei porti sardi verranno posizionati dei banner che rimanderanno a una pagina di approfondimento». Previsti anche accordi con AirBnb e Booking «al fine di far apparire i materiali informativi all’acquirente al momento della prenotazione dell’alloggio in Sardegna». I turisti devono sapere che nell’Isola non si può arrivare con carne o merce a rischio infezione: «Il messaggio indicherà il pericolo di introduzione del virus, il divieto di importazione di carni suine e di prodotti non tracciabili e il divieto di abbandonare i rifiuti», si legge. 

I controlli, invece, si svilupperanno seguendo tre linee d’azione. La prima: «Controlli a campione sui bagagli al seguito di passeggeri e sulle merci (animali vivi e carni), presso i porti ed aeroporti finalizzati alla verifica della documentazione al seguito».  Segue l’utilizzo dei cani molecolari. Ed è prevista la «sorveglianza, da effettuare sui rifiuti abbandonati nelle piazzole di sosta e nei campeggi non autorizzati (camper), nei punti di interesse turistico». 

Il finanziamento è di 90 mila euro. Nel piano «viene proposto un progetto sperimentale di sorveglianza attiva basata sull’utilizzo di cani appositamente addestrati ad individuare carni di suidi e derivati privi di tracciabilità e potenzialmente contaminati dal virus, nei porti della Sardegna, al fine di mitigare il rischio e rilevare nella maniera più celere possibile il virus». 

L’attività di sorveglianza verrà realizzata inizialmente nei porti del nord Sardegna, «che da soli hanno il maggior flusso di passeggeri della Regione, mediante utilizzo di cani molecolari: gli animali  verranno condizionati al riconoscimento del target “carne di suidi e derivati” eventualmente trasportati nei bagagli e nelle auto, o altri mezzi secondo un protocollo già validato mediante studi scientifici». Si garantirà la presenza nei principali porti regionali 5 volte a settimana nei 5 mesi estivi, e 3 volte a settimana nei restanti mesi dell’anno.

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