Ingegnere, fotografo e documentarista, Emanuele Coppola studia da oltre trent’anni anni la foca monaca, una delle specie più rare e affascinanti del Mediterraneo. Presidente del Gruppo Foca Monaca, associazione nata all’interno del WWF, Coppola ha realizzato quattro documentari e un libro su questo animale che, per decenni, è stato quasi invisibile. «Negli anni ’80 erano pochissimi esemplari e apparivano raramente – racconta – ma oggi la situazione sta cambiando: le foche stanno tornando e mostrano comportamenti sorprendenti, spesso confidenti verso l’uomo». E ne avevano ben ragione: «sono animali che certamente hanno incontrato l’uomo per tanti secoli come un personaggio molto aggressivo e subìto, fino agli anni '50 e '60, una costante aggressione e quindi avevano più di unmotivo per tenersi alla larga dall’uomo. Questo adesso sta cambiando e speriamo che le persone che stanno guardando con molto entusiasmo, questo ritorno, ci aiutino in questa battaglia che è anche di civiltà: il mare deve essere abitato anche da questi animali che sono molto importanti nella vita del Mediterraneo e che per fortuna non sono scomparsi».

La foca monaca è stato oggetto di un corso, nei giorni scorsi, svoltosi a La Maddalena, dal titolo “La foca del Mediterraneo”, organizzata dal Gruppo Foca Monaca APS, in collaborazione con l’Area 11 Diving Center, con serata conclusiva nel corso della quale, ad una ventina di partecipanti provenienti da tutt’Italia, in gran parte universitari di biologia marina, sono stati consegnati attestati e brevetti subacquei.

«Un tempo perseguitata dalla pesca e dalle attività costiere - prosegue Coppola - la foca monaca ha imparato a diffidare dell’uomo». Ora, complice una maggiore attenzione ambientale, la specie sembra riguadagnare spazi vitali. Coppola e il suo gruppo lavorano per sensibilizzare le comunità e formare giovani biologi attraverso iniziative come quelle organizzate a La Maddalena, giunte quest’anno alla quinta edizione. «Non siamo noi a cercare la foca, è lei a farsi trovare – spiega –. Grazie al DNA ambientale abbiamo certificato la sua presenza anche nel Tirreno, dove da tempo non veniva segnalata». Caprera e le acque intorno a La Maddalena si confermano aree cruciali per i grandi mammiferi marini, ma segnali positivi arrivano anche da Campania, Calabria e Sicilia. «La Sardegna resta la terra madre di questa specie – conclude Coppola –. La sfida è garantire loro un mare accogliente, libero da minacce, perché il ritorno della foca monaca è anche un segno di civiltà».

La serata conclusiva ha visto la presenza dell’assessora all’Ambiente di La Maddalena, Federica Porcu, della presidente e del direttore del Parco nazionale di La Maddalena, Rosanna Giudice e Giulio Plastina, del presidente del Parco Nazionale dell’Asinara, Gianluca Mureddu e del direttore dell’Area Marina Protetta di Capo Testa-Punta Falcone, Yuri Donno.

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