Nessun riposo per gli eroi. E nemmeno soldi, se sono sardi, lavorano da precari nella sanità e sono stati protagonisti del periodo della “epica battaglia” contro il Covid. 

La brutta sorpresa è arrivata con la  busta paga. A loro, assunti proprio per rafforzare i ranghi di contrasto al virus, non è stato accreditato il salario di produttività, l’indennità promessa per il 2021 legata al lavoro  in corsia durante il periodo peggiore della pandemia. 

A denunciarlo sono i sindacati. «Incredibile», per Giampaolo Mascia e Paolo Cugliara della Fials, «stiamo ricevendo segnalazioni da parte di infermieri, oss, fisioterapisti, tecnici e personale amministrativo, nessuna figura professionale esclusa, che ci comunicano questa terribile beffa. Sono tutti  indignati e visibilmente contrariati, per essere stati considerati dipendenti di minore o nessuna importanza».

L’anno precedente il premio era stato erogato a tutti: «Si fa presto a dimenticare quelli che venivano definiti pomposamente “eroi”», accusano i due sindacalisti. «A cosa è dovuta questa discriminazione?», chiedono Cugliara e Mascia ai vertici della sanità sarda.

Sulla stessa linea i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil: «Stiamo assistendo all’ennesima vergognosa ingiustizia a danno delle lavoratrici e dei lavoratori del servizio sanitario regionale», rincarano rispettivamente Roberta Gessa,  Massimo Cinus e  Fulvia Murru, che si sono già rivolti all’assessorato alla Sanità: gli uffici hanno comunicato che «visti gli stanziamenti statali di emergenza che non coprivano interamente le quote di risorse necessarie ad assicurare l’applicazione corretta di tutti gli istituti contrattuali, compresa la produttività, le risorse aggiuntive dovevano essere stanziate dalle Regioni». 

Per questo i rappresentati della triplice, settore sanità, chiedono alla «Giunta regionale e al Consiglio, che sta discutendo in questi giorni la Omnibus 2, di mettere immediatamente a disposizione le somme necessarie per consentire anche ai lavoratori e alle lavoratrici assunti appositamente per far fronte alla pandemia, di avere riconosciuti gli stessi diritti dei loro colleghi». 

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