Infuriata, la principessa Bhaina ha fatto le valigie e ha lasciato, insieme al suo seguito, il Colonna Hotel del Pevero. Della cassaforte che le hanno soffiato mercoledì - mentre la nobildonna 35enne cenava nella sala ristorante - si sta occupando l'addetto militare dell'ambasciata saudita (piombato a Porto Cervo con un jet privato), i servizi segreti italiani, polizia e carabinieri.

DUBBI E CERTEZZE. Per il momento, mentre si sollevano imbarazzi diplomatici e sospetti su una banda di romeni, si sa con certezza solo l'ammontare del furto: dodici milioni di euro, fra contanti e gioielli. Operazione da professionisti, messa a segno con calma assoluta, il tempo necessario per scardinare dalla parete della suite una cassaforte che sarebbe dovuta essere a prova di bomba.

Il fatto che dei ladri siano potuti entrare nella camera della principessa pone tra l'altro interrogativi inquietanti: e se si fosse trattato di terroristi? A ruota, altre domande: a parte i gorilla privati, chi doveva garantire sulla sicurezza della principessa?

Oltre al danno materiale, c'è in ballo anche la questione dei controlli antiterrorismo che per un personaggio di questo calibro non sono affatto di routine ma molto seri, visto che si tratta di una donna molto vicina alla casa reale e quindi particolarmente esposta. Non è stato confermato che sia la figlia del viceré dell'Arabia saudita: ragioni di privacy e di sicurezza tengono coperta l'identità della signora, anche se - adesso che è andata via - la questione potrebbe apparire irrilevante. Non parlano i dirigenti dell'albergo, non fiatano carabinieri e polizia. Quanto agli altri, ossia ai Servizi segreti, tutti sanno che ci sono ma nessuno sa dove con precisione. Di conseguenza, si lavora su un intreccio di ipotesi e di indiscrezioni secondo le quali sarebbero al lavoro investigatori di prim'ordine, sicuri di chiudere il cerchio nel giro di pochissimi giorni. A dirla tutta pare anzi che abbiano già in mano anche un nome. Bisognerà pazientare per saperne di più.

Ieri sono stati effettuati altri interrogatori e perquisizioni. A quanto pare qualcuno ha visto almeno uno dei componenti della banda, probabilmente durante la fase della preparazione del colpo.

LA BANDA. Si parla con insistenza di un gruppo composto da almeno 10 persone, ma si potrebbe arrivare anche a 15 componenti. Si fa il nome di un clan ben conosciuto in Gallura e soprattutto in Costa Smeralda per alcuni clamorosi colpi messi a segno negli anni scorsi. I ladri, professionisti ben organizzati, sono specializzati nelle casseforti e in passato hanno operato con grande facilità anche a Porto Cervo. Lo schema operativo della banda è consolidato. Noleggio di auto di lusso per i primi sopralluoghi, una Bmw o un'Audi non danno nell'occhio a Porto Cervo. Quindi vengono raccolte informazioni sull'obiettivo, anche utilizzando i contributi di soggetti che hanno diretto contatto con le persone da derubare. Insomma, niente viene lasciato al caso e i furti delle ultime ore a Porto Cervo assomigliano molto ad altre razzie per le quali sono stati individuati dopo accurate indagini i responsabili. Una delle bande sulle quali indagano i carabinieri negli ultimi anni si è trasferita durante l'estate in Gallura. I componenti del clan non sono degli sconosciuti per gli investigatori, anzi si tratta di nomi e volti assolutamente familiari per carabinieri e polizia.

IL DNA. Informazioni interessanti potrebbero arrivare dal test del dna (è stato recuperato un bicchiere che forse uno dei malviventi ha toccato e usato durante il furto) e dalla comparazione delle impronte digitali rilevate all'interno della suite dell'albergo. Ovviamente non viene esclusa la possibilità di un gruppo di persone che in passato ha avuto la possibilità di entrare all'interno dell'hotel per ragioni di lavoro.

ANDREA BUSIA
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