I nomadi lasciano l'ex PandemoniumLe sei famiglie ora vivono nei camper
Le sei famiglie rom che avevano ottenuto una sistemazione nel complesso dell'ex discoteca Pandemonium, a Flumini, da venerdì stanno vivendo nei camper e ospiti di altri connazionali.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono andate via venerdì scorso, lasciando l'ex discoteca Pandemonium di Flumini di Quartu, con piscina abbandonata, e il seminterrato con pavimenti in marmo, aria condizionata e bagni di lusso. Le sei famiglie di nomadi che fino a poco tempo fa abitavano nel campo rom sulla strada statale 554, chiuso dal sindaco Massimo Zedda su ordine della Procura, hanno trovato ospitalità nei loro camper e da altre famiglie di connazionali. Una sistemazione provvisoria.
IL RACCONTO - Il motivo? "Quello che ci ha spaventato di più - racconta Marco Sulejmanovic, 33 anni, padre di sei bambini dai 4 ai 12 anni - sono state le minacce ai nostri figli. Ci dicevano: 'Li bruciamo'. E poi insulti continui e ritorsioni, ci lasciavano senza corrente staccando i contatori all'esterno. Non potevamo resistere, abbiamo avuto paura per i nostri bimbi". "Eravamo al corrente della situazione - spiega Antonello Pabis, presidente della Asce - ma avevamo chiesto alle famiglie di prendere tempo. D'altra parte c'erano stati problemi anche a San Sperate, poi risolti con una grande festa data dai rom nella loro nuova casa. Non si è ripetuta purtroppo la stessa situazione: le famiglie hanno avuto paura per l'incolumità dei bambini e hanno consegnato le chiavi di casa alla Caritas". Ora la famiglia di Marco è ospite della stessa Asce. Gli altri? Divisi tra parenti e amici.
NESSUNA DENUNCIA - Alle forze dell'ordine non è mai arrivata una segnalazione di minacce o ritorsioni. Dai carabinieri della compagnia di Quartu ricordano di aver ricevuto una querela per una lettera minatoria "andate via o ne pagherete le conseguenze. Via, via, via, sarà meglio". Poi più nulla, nemmeno in via confidenziale. Anche la Caritas, che ha riavuto indietro le chiavi della struttura, a parte l'episodio dello scorso 11 agosto, non ha mai saputo di minacce di morte o di promesse di ritorsioni con il fuoco.