Sono in tanti, ancora oggi, a sostenere che quando Ferruccio Valcareggi aveva fatto le convocazioni per Mexico '70 si era dimenticato di portare un giocatore, il settimo del Cagliari, lui. Lui è Ricciotti Greatti, che da bambino tifava per l'Udinese: è nato nel 1939 da quelle parti, a Basiliano, un paesello che oggi ha cinquemila anime, lì è nato anche l'attore Omero Antonutti, quello di Padre Padrone , il film sardo per eccellenza. L'Udinese («ma tiferò rossoblù») è il prossimo avversario del Cagliari, città che ha adottato Greatti, qui dal 1963. Ridendo e scherzando sono quasi cinquant'anni. «In serie A», ride divertito, «vi ho portato io». Non ha tutti i torti.

Buongiorno Riccio, è sempre un piacere: da dove cominciamo?

«Da dove sono nato, la mia Udine: il destino ha voluto che il Cagliari conquistasse la sua prima promozione in A proprio su quel campo, il mio campo».

Era il 14 giugno del 1963: era bastato un pareggio, e il gol lo aveva realizzato (ma pensa un po'!) Luigi Riva. La formazione è un tuffo al cuore, anche per Greatti: Colombo, Martiradonna, Spinosi, Mazzucchi, Vescovi, Longo, Tiddia, Cappellaro, Torriglia, Greatti, Riva. L'allenatore era il grande Arturo “Sandokan” Silvestri. Il diciannovenne Riva, di fatto un debuttante, chiuse la stagione con otto reti, come Torriglia, dietro Greatti, dodici, e Cappellaro, nove. Il Cagliari, secondo, salì in A insieme con Varese e Foggia, in C retrocessero Prato, Udinese e Cosenza.

Che cosa ricorda di quell'epoca che non sia stato ancora detto?

«La compattezza di quel gruppo ma, soprattutto un altro modo di concepire il calcio. Il rispetto dei compagni prima che degli avversari, per esempio: al mio debutto in A con la Fiorentina davo del lei ai miei compagni di squadra. Tra questi c'era anche Chiappella: gli portavo la borsa».

Il riferimento a qualche giovane di oggi come per esempio Balotelli e il Cassano di qualche anno fa è puramente casuale.

Parliamo subito del nostro amato presidente Massimo Cellino, così ci togliamo dente e dolore.

«Volentieri. Io non sono un celliniano, anzi molte sue cose non mi piacciono e l'ho sempre detto pubblicamente. Però, tanto di cappello: il Cagliari è ormai stabilmente in serie A, fa un calcio che piace, ha creato Asseminello, la società non ha debiti, non è mai stata coinvolta in scandali di alcun tipo e pure in questi ultimi anni ne abbiamo visto tanti».
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