Se gli chiedi cosa è importante per essere felici, al primo posto mettono la famiglia (il 34,4%) e gli amici (34,4%), e solo all'ottavo i soldi (8,4%).

Il 22% confessa di vivere in un nucleo in cui nell'ultimo anno è stato difficile pagare le bollette, sostenere spese sanitarie e scolastiche, comprare vestiti e pagare l'affitto o il mutuo.

Sono alcune delle risposte date da un campione di 500 ragazzi tra i 14 e i 15 anni, di sei scuole superiori dell'Isola, nell'ambito della ricerca "Poveri di futuro? La povertà educativa in Sardegna", promossa da Sardegna Solidale e realizzata dalla Fondazione Zancan.

Un'indagine che esplora molti aspetti della vita degli adolescenti, compreso il fenomeno del bullismo: oltre la metà degli intervistati riferisce di averlo subìto, ma quasi la stessa percentuale ammette anche di aver "bullizzato" altri ragazzi.

SEMPRE CONNESSI - Tra i dati che accomunano praticamente tutti i ragazzi, il fatto che siano sempre connessi.

Il 96% si collega a internet ogni giorno, da pochi minuti a 24 ore, in media sette ore e mezzo.

Il 97,8% usa WhatsApp, l'84,8% predilige Instagram, il 68% Facebook, segue Snapchat al 36%. Sono i "sempre connessi" di una regione dove sale il tasso di povertà relativa familiare (15% contro il 10% italiano), il 18,1% dei 18-24enni abbandonano gli studi (la media nazionale è del 13,8%), mentre la percentuale di Neet (15-29enni che non studiano e non lavorano), un giovane su tre, è tra le più elevate del Paese.

POVERTÀ CULTURALE - La ricerca è stata presentata al Salone del libro di Torino e all'Istituto Buccari-Marconi di Cagliari.

"Non è semplice crescere tra povertà e ricchezza, privazione e abbondanza, facendosi strada tra disuguaglianze e ingiustizie. Così è nata l'idea di cercare le risposte con i ragazzi", spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato.

"La mancanza di lavoro dei giovani è preceduta da quella di risorse e opportunità sociali e culturali. Questo si traduce in povertà educativa", aggiunge Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale.

All'indagine hanno partecipato 32 classi prime e 500 ragazzi (14-15 anni) degli istituti Buccari-Marconi di Cagliari, Pertini per i Servizi sociali di Cagliari, Istituto Einaudi di Senorbì, Istituto De Villa di Sassari, Istituto A. Segni di Ozieri e il liceo classico De Castro di Oristano.

Un campione rappresentativo per genere, tipo di scuola e territorio (i ragazzi provengono da 96 Comuni dell'Isola, solo il 24% vive in città).

Temi dell'indagine: famiglia (povertà economica, livello di dialogo), benessere scolastico e relazioni in classe, denaro, povertà emotiva e relazionale (bullismo), attività extrascolastiche (social, internet, volontariato), aspettative per il futuro. Le difficoltà economiche risultano più diffuse tra gli studenti di scuole professionali.

L'autostima dei maschi è più alta di quella delle coetanee, l'80% contro il 66%.

CAPITOLO BULLISMO - Il 54% dichiara di aver subìto almeno una volta negli ultimi sei mesi un atto di bullismo, il 50% ammette di averlo compiuto.

Le femmine subiscono più dei maschi, in genere vittime di coetanee: il 27% riferisce di esser stata ignorata dal gruppo, molto frequenti le offese verbali.

Non molto diverso il profilo del bullo che emerge da un'altra indagine realizzata dalla Fidapa con un questionario distribuito a 436 studenti di 4 scuole cagliaritane: il liceo classico Siotto Pintor, la scuola media Alfieri, l'Istituto tecnico economico Martini, il liceo delle Scienze umane e linguistico De Sanctis.

Il bullo-tipo ha 13 anni e agisce in gruppo.

Prepotenze più gettonate: prese in giro, esclusioni dal gruppo, offese e insulti, piccoli furti, minacce e calunnie. I luoghi del bullismo: il 65,9% ammette di agire dentro la scuola, il 30,8% nel tragitto da casa a scuola e il 9,8% all'uscita dalla scuola.

Tanti, infine, dichiarano di non intervenire quando assistono alle azioni dei bulli. Il motivo: non vogliono andarci di mezzo.

Roberto Murgia

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