Cronaca di un mondo che non esiste più, vent’anni sono pochi per misurare la distanza tra il vertice maddalenino del 30 agosto 2003 a bordo dell’incrociatore lanciamissili Moskva e i giorni di angoscia che oggi vive il mondo. La grande nave da guerra, orgoglio della Federazione Russa, l’incrociatore dove i leader mondiali in diverse occasioni hanno parlato di pace, ora è in fondo al Mar Nero, squarciata da due missili Neptune.

La mattina del 30 agosto 2003 il picchetto d’onore dei marinai russi della Moskva salutò il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, atteso per il summit con Vladimir Putin. L’incrociatore lanciamissili entrò nella rada di Santo Stefano in testa a una squadra composta da tre navi (a La Maddalena arrivarono anche un cacciatorpediniere e una nave appoggio). Per fare spazio alle navi da guerra russe, la statunitense Emory Land lasciò l’isola utilizzata come base dei sottomarini a propulsione nucleare Usa. Impressionanti, visti con gli occhi di oggi, i contenuti del vertice Putin-Berlusconi.

«È una nave di pace»

Il premier italiano disse: «La visita compiuta stamane all’incrociatore Moskva è figlia della decisione di inserire la Federazione russa nel Consiglio della Nato. Sino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile vedere navi russe ormeggiate nella rada di Santo Stefano, ma anche spostare navi americane per fare posto a quelle dell’ex Unione Sovietica, che oggi partecipano a manovre congiunte con quelle dei paesi Nato».

Anche Putin parlò un linguaggio di pace: «La Russia non ha niente da temere da una forte politica europea di difesa, anzi la sosteniamo e vogliamo che sia chiara e trasparente». Putin portò in dote anche l’enorme, e inutile, aereo antincendio Beriev 200. Un aereo troppo grande per i lanci di liquido ritardante nelle gole dell’entroterra sardo. Il Beriev partecipò ad un alcuni interventi, ma non impressionò il Dipartimento di Protezione Civile e non venne acquistato.

Il clima, però, era di pace. A bordo dell’incrociatore si parlò di accordi commerciali, di gas, di Balcani, Kosovo, Iraq e Afghanistan. Un giorno di pace nell’Arcipelago, funestato da una notizia che ora sembra un presagio, l’affondamento nel mare di Barents del sottomarino russo K 159. Putin apprese della tragedia a La Maddalena, sul Moskva. Sono passati vent’anni, la pace è solo un ricordo, mentre Putin pensa al suo orgoglio finito in fondo al mare. E questo fa paura al mondo

Andrea Busia

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