Otto ricorsi in tre anni, fra Tar e Consiglio di Stato, contro il Comune di Olbia, i commercianti ambulanti che operano nel mercato del Piazzale della Stazione e a San Pantaleo scrivono alla prefetta di Sassari, Paola Dessì, per informarla «della grave situazione che si sta verificando nel Comune ai danni degli operatori ambulanti che si vedono costretti a subire, dal 2020, le sciagurate decisioni dell'amministrazione contro i mercati e le loro attività, incurante delle ripercussioni sulle famiglie e sulle filiere produttive che si alimentano del lavoro ambulante».

Nella lettera, l'Associazione nazionale ambulanti spiega che «dal 2020,  l'amministrazione comunale di Olbia ha deciso di non applicare le Linee guida emanate dal ministero dello Sviluppo economico, che prevedono il rinnovo dodicennale delle concessioni, per procedere, motu proprio, all’applicazione della direttiva europea Bolkestein, dalla quale gli ambulanti sono stati esclusi con una legge del 2018». Stando al documento spedito alla Prefetta, il Comune di Olbia «dopo la messa a bando, nel 2020, degli stalli del mercato di San Pantaleo, nel corso del 2021 e del 2022 ha prodotto ulteriori delibere che hanno riguardato la riorganizzazione dello stesso mercato e la messa al bando di posteggi nel mercato di Olbia e, nel 2023, un'ulteriore riorganizzazione dal mercato di San Pantaleo per presunti motivi di sicurezza». Atti che hanno costretto gli ambulanti a presentare otto ricorsi alle autorità giurisdizionali competenti, dovendo sostenere ingenti costi per le spese legali, continua Ana Ugl, «per quella che a tutti appare come una sorta di guerra personale o capriccio del sindaco contro gli ambulanti, il quale si ritiene al di sopra di ogni ordinamento».

Un contenzioso che, aggiunge l'associazione, «ha impegnato notevoli risorse del bilancio comunale che potevano essere destinate a finalità più nobili e necessarie per la città». Alla prefetta chiedono un incontro urgente (già fissato per il 24 marzo prossimo) per discutere «della mala condotta dell'amministrazione comunale e per valutare le possibili azioni da intraprendere per indurla a fermarsi rispetto alle decisioni che hanno, anche, provocato notevoli costi alle casse comunali per il contenzioso legale che quelle decisioni hanno prodotto, dal 2020 a oggi».

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