Una pressione antropica impressionante, piccole navi, imbarcazioni e natati, inquinamento sottomarino acustico. Il tutto concentrato nei mesi estivi e in pochi tratti di costa, poche spiagge, le più rinomate: Cala Corsara, Cala Granara, Cala Santa Maria, Porto Madonna, Cala Coticcio e poche altre. Si può continuare così senza mettere a rischio, seriamente, l'ecosistema marino, con le praterie di posidonia oceanica particolarmente, e costiero del Parco Nazionale? Che oltretutto da agosto scorso non ha né presidente né consiglio d'amministrazione.

I dati forniti dal direttore  Giulio Plastina, durante  un recente convegno a Santa Teresa Gallura, parlano molto chiaro: sono oltre 30.000 i diportisti che ogni anno decidono di arrivare nelle acque del Parco nazionale di La Maddalena; qui insistono d’estate 26 unità da traffico per il trasporto passeggeri, la cui capacità di carico è pari a 4250 persone al giorno; 300 aziende nel settore del noleggio e della locazione di unità da diporto nautico, con un totale di circa 1000 unità da diporto suddivise tra natanti e imbarcazioni; 20 centri di immersione subacquea con 34 mezzi nautici; 8 scuole di vela con 184 tra natanti e imbarcazioni.

«Si tratta di un carico notevole, troppo impattante», ha commentato il direttore Plastina, «per cui è necessario trovare un giusto equilibrio, un giusto compromesso tra azioni di tutela e conservazione senza però mortificare il fatto che in quest’area ci siano esseri umani che ci vivono e lavorano». A cominciare proprio dalla popolazione di La Maddalena, il cui territorio comunale è ricompreso completamente all’interno dell’area Parco, con tutta una serie di attività economiche e lavorative che sono di sostentamento della popolazione stessa. Sul parco di La Maddalena svolgono attività non solo imprenditori provenienti da Santa Teresa, Palau, Arzachena e anche Olbia, ma da quelle località turistiche giunge anche un elevato numero di diportisti e fruitori di altri mezzi nautici. Che si debba puntare a contenere il numero degli accessi sembra piuttosto scontato.

Giulio Plastina, direttore del Parco, ritiene che si debbano realizzare, su questo sta lavorando, una serie di campi boa, individuare zone di libero ormeggio e fondali di posidonia con divieto assoluto di ancoraggio. Per Marco Cuccu, armatore e comandante, «dovrebbe esserci un’attività di concertazione e di pianificazione condivisa».  

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