L'accusa che veniva mossa all'imprenditore olbiese Giovanni Mancini era pesante: al titolare di un'importante azienda vitivinicola veniva contestato di non avere adottato le misure di sicurezza che, secondo la Procura di Tempio, avrebbero evitato la morte del bracciante senegalese, Moudu Djagne, avvenuta nel 2009.

L'operaio scivolò dentro un piccolo bacino artificiale, mentre beveva da un grosso tubo.

La vittima, 40 anni, stava lavorando nel vigneto di Mancini.

Oggi, il giudice del Tribunale di Tempio, Andrea Pastori, ha assolto Mancini dall'accusa di omicidio colposo.

Il difensore dell'imprenditore, l'avvocato Roberto Onida, ha insistito su un punto: la causa della tragica fine dell'operaio non può essere ricollegata alla condotta di Mancini.

Per gli ispettori del lavoro e per il pm, che ha chiesto due anni di reclusione, il lago artificiale non era recintato ed era privo di segnali di pericolo.
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