Eurogarden, infinita saga giudiziariaTrudu a processo per calunnia
Nuovo capitolo dell'infinita saga giudiziaria che vede contrapposti gli ex re delle discoteche Basilio Trudu e il cognato Priamo Casula, un tempo coproprietari dell'Eurogarden di Assemini, un locale notturno che negli anni Ottanta era il più in voga della Sardegna.Ieri, davanti al giudice monocratico, sarebbe dovuto iniziare il processo in cui Trudu e la moglie Laura (difesi dall'avvocato Mario Canessa) sono accusati di aver calunniato Priamo Casula e il commercialista Giuseppe La Sala (tutelati dall'avvocato Michele Schirò), sostenendo che i due gli avevano portato via - attraverso la falsificazione delle loro firme sui documenti - il 12,57 per cento delle quote della società. L'udienza è stata però aggiornata al 29 settembre per consentire al pm di riformulare il capo d'imputazione, che risultava incompleto. La vicenda prende il via nel 2003, nel pieno della guerra tra i due nuclei familiari attorno al patrimonio societario - valutato in diverse decine di milioni di euro - che è sfociata in una denuncia per appropriazione indebita da parte di Casula contro Trudu. Quest'ultimo, che recentemente è stato condannato per aver avuto rapporti sessuali con un ragazzino minorenne, aveva affermato che il cognato gli aveva scippato il 12,57% delle quote societarie con la complicità di La Sala. In particolare - sostennero nella querela Trudu e la moglie Laura Casula, sorella di Priamo - le firme sui documenti di cessione delle quote non erano le loro. Peccato però che una perizia calligrafica disposta dalla Procura accertò il contrario: le sottoscrizioni erano autentiche, messe nero su bianco proprio da Trudu e dalla moglie.
L'indagine contro Priamo Casula e il commercialista fu così archiviata, ma ne venne subito aperta un'altra per calunnia a carico dei due denuncianti. Casula e Trudu si erano già trovati, a parti invertite, davanti a un giudice: il primo era stato infatti denunciato dal secondo per lesioni volontarie e, il 16 dicembre 2005, era stato condannato in primo grado a quattro mesi con la condizionale.