Sessant’anni per costruire il fascino della Costa Smeralda nel mondo, tre mesi per distruggerlo. Con tanti silenzi, qualche complicità e molti misteri. Questo signore del vento, Bejdic Jasmin, sbarcato nel mare sardo direttamente dalla Bosnia Erzegovina, a Porto Cervo non ci deve essere mai passato. Eppure in quel lembo di mare sardo si muove come se fosse il nuovo padrone, pronto a decidere le sorti di un paesaggio mozzafiato, a devastare, a colpi di pale eoliche alte sino a 385 metri, ogni speranza di tutela e valorizzazione di quel paradiso. Qualche “svenditore” seriale della Sardegna, persino di casa in Gallura, si arrampica su ardite elucubrazioni tutte protese a sostenere che tanto quelle pale ciclopiche, alte come 210 grattacieli da 128 piani l’uno, da terra non si vedrebbero poi così tanto.

Tutto falso

Ovviamente, tutto falso. Quelle mastodontiche ferite al paesaggio non solo caverebbero gli occhi a chiunque, anche se avessero un’altezza “ordinaria” di 268 metri, figuriamoci nella paventata ipotesi progettuale di 385 metri. A dirlo non sono gli ambientalisti di turno. Ad sostenerlo sono loro stessi, i signori del vento, incappati nella presentazione di un documento che agli atti della valutazione d’impatto ambientale non avrebbero mai voluto depositare. Il progetto, sfuggito al controllo, è quella della società “Odra Energia”, del gruppo Falck Renewables, di proprietà della banca d’affari americana JP Morgan e degli spagnoli della BlueFloat Energy, gli stessi che hanno presentato il progetto “Tibula Energia”, conficcato tra il mare della Gallura e della Baronia. Nella relazione tecnica di valutazione dell’impatto, la società ha proposto indicatori di visibilità comparati con i diversi livelli di osservazione sulla costa, davanti a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Una vicenda analoga a quella sarda, sia di Porto Cervo che della Baronia, con una distanza in quel caso anche superiore ai 20 chilometri dalla costa.

«Impatto molto alto»

Le affermazioni sono dirompenti: gli impatti paesaggistici delle 90 pale nel mare pugliese, per una potenza complessiva di 1.350 megawatt, sono definiti dai progettisti «Molto alti». Analisi depositata al Ministero della Transizione Ecologica: difficile farla sparire. Per la Sardegna il disastro sarebbe ancora più devastante considerato che stiamo parlando delle aree naturalistiche più sensibili. Pensare che una sconosciuta “srl”, la “Zeffiro Vento”, capitale di diecimila euro, venuta dalla Danimarca, costituita nemmeno tre mesi fa da Bejdic Jasmin, possa accaparrarsi in un sol colpo oltre un miliardo e 747 milioni di metri quadri di mare di Sardegna, significherebbe ritenere che i sardi abbiano l’anello al naso. Si tratta, in realtà, di un Far West, sia in terra che in mare, con l’Isola in balia di speculazioni imponenti, coperte da silenzi gravi che consentono a questi “forestieri” del vento di agire in dispregio di ogni regola. Le pianificate 210 pale eoliche da 385 metri d’altezza, da piazzare proprio davanti alla porta d’ingresso della Sardegna, nel Porto di Olbia, sulle principali rotte d’accesso nell’Isola, sono la dimostrazione più evidente della spregiudicatezza di chi ignora rispetto ambientale, sicurezza della navigazione e sviluppo turistico. I tempi per fermare questo assalto sono strettissimi e, come spesso capita, coincidono “volutamente” con l’estate. Da nord a sud sarà un agosto senza tregua.

Ai sardi non resta niente

In questi prossimi due mesi, infatti, si decidono le sorti della Sardegna sia in termini di aggressione al suo mare, al suo paesaggio e al futuro turistico, sia per quanto riguarda la definitiva cancellazione di quella flebile autonomia energetica rimasta all’Isola. È chiaro, infatti, che di tutta questa energia “rinnovabile” ai sardi non resterà assolutamente niente. Finirà tutta nel circuito “continentale” attraverso il nuovo cavo di connessione elettrica con la Sicilia e al Campania, quello che Terna sta pianificando con una spesa “folle” di 3 miliardi e 700 milioni. Su questo assalto eolico, però, presto si scopriranno carte, protagonisti e complici. A giorni, infatti, si saprà, chi si è schierato, senza se e senza ma, nella difesa della Sardegna e chi, invece, è stato a guardare. Il 30 di questo mese scadono i termini per le “opposizioni” al progetto “Tibula Energia”, quello tra Olbia e Siniscola.

Regione & Statuto

Le possono presentare i Comuni, gli operatori economici, i singoli cittadini e soprattutto la Regione che su questa partita si gioca non solo la competenza sul paesaggio, in una fattispecie mai affrontata prima, ma anche quella relativa alla materia dell’energia, concorrente con lo Stato. È evidente che questa calata di parchi eolici inciderà pesantemente sulla strategia energetica della Sardegna che, se attuata, perderebbe qualsiasi autonomia e competenza su «produzione e distribuzione dell'energia elettrica» richiamate nello Statuto Speciale.

La partita del Sud

Una partita che entrerà nel vivo già il 18 luglio con la prima conferenza dei servizi sul progetto da 33 aerogeneratori di Repower, davanti a Teulada, seguita il 24 e 25 agosto da quelle per le 48 pale eoliche davanti a Carloforte e Sant’Antioco, e il 26 e il 29, sempre dopo ferragosto, per Nora 1 e 2, davanti al Golfo degli Angeli. Un’estate di fuoco per l’Isola del vento.

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