Il documento è blindato nel sottobosco dei protocolli riservati. Lo trasmette con tanto di data elettronica, 11 aprile 2016, il direttore generale dell’Assessorato alla Sanità, Giuseppe Maria Sechi, all’assessore di allora, Luigi Arru. La giunta in carica è quella dei professori, guidata da Francesco Pigliaru. La missiva ha un oggetto pesante: Gruppo tecnico regionale per la realizzazione del Servizio di Elisoccorso regionale. La comunicazione è da conclusione lavori. Si tratta di un documento sconosciuto ai più, per molti versi anche agli stessi componenti del comitato. Non è un caso, infatti, che la premessa è da deliberazione senza unanimità: decisioni assunte a maggioranza dei presenti. Il contenuto è esplosivo, visto che quelle indicazioni sono state letteralmente stravolte una volta scritto il capitolato d’appalto e bandita la gara.

Prima gli affari privati

Il primo punto del Gruppo è tutto contrattuale, come se medici e tecnici di emergenza si dovessero occupare della convenienza o meno dei privati a partecipare alla gara. Il capoverso è scritto in termini perentori: «1) estendere da 3 a 5 anni la durata della gara. Si è, infatti, valutato che una durata più breve verosimilmente non troverebbe l’interesse a partecipare da parte di Aziende che forniscono il servizio di elisoccorso». La preoccupazione del gruppo è l’interesse per le aziende a partecipare alla gara. Un patema d’animo che deve aver pervaso gli uffici regionali se è vero, come è vero, che la gara d’appalto alla fine ha previsto una durata del servizio di addirittura otto anni. Cesserà, salvo colpi di scena, nel 2026. Un elemento non di poco conto visto che si è partiti da una durata di tre anni, poi si è passati a 5 anni secondo la proposta dei tecnici e, infine, una manina lungo il percorso ha portato a quasi raddoppiare gli anni, visto che esistono, oltre gli otto previsti nel contratto, anche ipotesi di proroga.

Lievitano le basi

L’appalto stravolge, dunque, le già discutibili indicazioni sulla durata, ma è la successiva indicazione a destare più sorpresa, quella relativa al numero di basi e di elicotteri. Il direttore generale dell’assessorato, che ha coordinato personalmente il comitato tecnico, scrive all’Assessore: «2) prevedere una base con servizio in H12 ed una con un servizio H24». Dunque, due basi e due elicotteri. Anche quell’indicazione verrà stravolta nel bando di gara. Si passa da due a tre elicotteri, da due a tre basi. Con conseguente nuovo esborso per le casse pubbliche, senza nessun vero vantaggio per il servizio, anzi. L’indicazione finale del Comitato tecnico, poi, è relativa alla dislocazione dei due elicotteri: propongono una base h12, operativa solo di giorno, a Cagliari, e una base h24, anche notturna, nell’aeroporto di Olbia.

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Lunghi coltelli

L’ultimo capoverso della lettera è per i lunghi coltelli all’interno dell’organismo istituito con decreto assessoriale: «Ad ogni buon conto si informa che il Gruppo tecnico ha valutato di allocare per l’area nord l’elibase ad Ardara-Mores, ovvero Nuoro. Tali proposte sono risultate minoritarie». Quello che è successo dopo è scritto tutto nella gara d’appalto, con tanto di intervento diretto nella procedura, come abbiamo rilevato dalle intercettazioni telefoniche, del numero uno della Leonardo, Alessandro Profumo, a capo della società di Stato che produce elicotteri. Una lettera arriva sul tavolo del Presidente della Regione, non certo saluti e salamelecchi. La gara sarà stravolta con costi che crescono a dismisura, tutto a scapito del servizio.

20 minuti

Le direttive statali sull’elisoccorso prevedono una capacità di azione dell’elicottero su un intervento definito «primario» non superiore ai 20 minuti dall’allerta. Da quando la richiesta di soccorso arriva alla centrale operativa l’elicottero deve essere in grado di raggiungere il paziente in almeno 20 minuti. Basta un compasso per fare un raggio di venti minuti sulla cartina. Il risultato è disarmante. La dislocazione che viene decisa è tutta rivolta ai tre aeroporti della Sardegna, Olbia, Cagliari e Alghero. Una scelta che costituisce il più consistente spreco di denaro pubblico sulla partita dell’elisoccorso, con un servizio sempre più carente in termini di copertura reale del pronto intervento aereo.

Spreco a mare

Basta uno sguardo sulla cartina dello stato attuale per rendersi conto che gran parte del raggio d’azione dei venti minuti dell’elicottero è posizionato a mare. Il discorso vale per tutti e tre gli elicotteri, nessuno escluso. Tutto questo con due dati incontrovertibili: dal costo del posizionamento negli aeroporti, con affitti da albergo a 5 stelle lusso per gli elicotteri, sino ai tempi di attivazione del servizio, visto che le procedure per le emergenze devono attendere sia il decollo che l’atterraggio degli aerei di linea. Tempi che diventano vitali e letali a seconda dell’autorizzazione al decollo, che non avviene mai verticale, come dovrebbe essere per gli elicotteri, ma sempre lungo il percorso della pista degli aerei di linea. Il documento di cui siamo in possesso sui tempi di decollo dai singoli aeroporti è coperto da riservatezza. I dati che emergono, però, sono di una gravità inaudita.

Decollo a rallenty

Il primo agosto scorso, per esempio, il primo volo del mese, prevedeva un intervento a Loiri Porto San Paolo, una distanza di nemmeno 20 km dall’aeroporto di Olbia. L’allerta è stata data alle 10.02, per il decollo ci sono voluti ben 14 minuti. Il due agosto l’allerta è lanciata da Lanusei alle 9.06, il decollo da Cagliari avviene dopo 48 minuti. Non cambia il 3 agosto da Cagliari. L’allerta è delle 17 per intervento a Lanusei, il decollo avviene solo dopo 25 minuti. Lo stesso giorno l’allerta è alle 15 per intervento a Ovodda, in provincia di Nuoro. Il decollo dall’aeroporto di Alghero avviene dopo 13 minuti. Certo, ci sono giorni in cui il decollo avviene anche in due minuti, ma questo conferma che aver dislocato gli elicotteri del pronto intervento in mezzo al traffico aereo civile e di linea rischia di pregiudicare gravemente l’efficacia dell’intervento.

Ogliastra fuori

Nella configurazione attuale, poi, come si vede dalla prima cartina, gran parte dell’Ogliastra e una parte dell’oristanese sono totalmente tagliate fuori dal raggio dei 20 minuti. Si tratta proprio delle zone più lontane dai due hub emergenziali del Brotzu di Cagliari e il Santissima Annunziata di Sassari. Sarebbe bastato dislocare due basi baricentriche giorno e notte, rispetto all’orografia e al numero di abitanti, per coprire tutta la Sardegna, con più efficienza e meno denari destinati alle fameliche pretese delle società elicotteristiche. E, invece, ad oggi, tre anni dopo la gara di elisoccorso, si continua a pagare lautamente un elicottero abilitato al volo notturno, quello della Leonardo, di stanza ad Olbia, che non può atterrare in nessuno dei due presidi ospedalieri di emergenza, né a Sassari tantomeno a Cagliari. Sarebbe bastato realizzare 2/3 elibasi in luoghi baricentrici della Sardegna, vedasi la simulazione numero 3, per coprire l’intera Sardegna e risparmiare il costo di affitto degli aeroporti. Le nuove basi si sarebbero ripagate in meno di un anno. La piazzola del Brotzu a Cagliari che nei giorni scorsi abbiamo dato come allestita per l’atterraggio notturno in realtà non è stata mai utilizzata perché non risulta autorizzata. Uno scandalo. La gara è stata bandita il 10 ottobre del 2018. I lavori sono stati affidati il 13 febbraio del 2019: realizzazione dell’impianto di illuminazione dell’elisuperficie del Brotzu per l’adeguamento al volo notturno.

Brotzu spento

Sono passati quasi tre anni e quelle “lampadine” non sono mai state autorizzate, alla faccia del soccorso e dell’urgenza. C’è di più: è stata fatta anche la gara per l’assistenza giorno e notte dell’antincendio, gestione e manutenzione dell’elisuperficie dell’Azienda Ospedaliera “G. Brotzu” per un periodo di tre anni. Ad oggi ancora nessun volo notturno. Penultimo dettaglio: il 3 settembre l’Areus ha pagato all’Airgreen, la società dell’elisoccorso condannata dall’Antitrust ad una multa di oltre 4 milioni di euro per il cartello dell’antincendio, le fatture bimestrali: un milione e 600 mila euro per 60 giorni di voli. Compreso il volo notturno che nessuno fa.

Dirigenti che vanno

Ultimo appunto: Giuseppe Maria Sechi, il direttore generale dell’assessorato alla Sanità ai tempi dell’appalto dell’elisoccorso, quello che scriveva che servivano solo due elicotteri e cinque anni di contratto per la società di elisoccorso, non è più in Sardegna. E’ stato nominato direttore sanitario della struttura emergenziale della Lombardia. E’ diventato il braccio destro di Alberto Zoli, il manager lombardo che nelle intercettazioni telefoniche sull’elisoccorso in Sardegna aveva esclamato al suo interlocutore: «A me non me ne fotte un c… di prendere la macchina migliore». Del resto l’appalto era per i sardi e per la Sardegna.

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